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Lavoratrici con figli disabili licenziate da una parte, ritardi di cinque minuti che fanno saltare il posto di lavoro dall'altra. Oggi, finalmente, arriva una “buona notizia” di giustizia del lavoro da Piacenza. Una lavoratrice licenziata da Amazon nel marzo scorso è stata reintegrata a seguito della sentenza della giudice del lavoro Paola Di Rienzo del Tribunale di Milano, che ha condannato Amazon a reintegrare sul posto di lavoro la lavoratrice-madre 47enne licenziata, quindi ingiustamente, dalla sede piacentina del colosso dell'e-commerce di Jeff Bezos.
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Ikea, come si smontano i diritti
Era una sentenza molto attesa dentro e fuori i cancelli dell'hub di Amazon a Castel San Giovanni. Ma la difficile vertenza dei lavoratori passata dallo sciopero del Black Friday non ha nulla (o quasi) a che vedere con il pronunciamento del giudice del 29 novembre. Ora, la giudice si è presa sessanta giorni per depositare le motivazioni della decisione, ma da subito ha disposto l'annullamento del licenziamento, la reintegra nel proprio posto di lavoro e il pagamento delle spese legali, oltre alle mensilità arretrate di stipendio che Amazon dovrà corrispondere alla lavoratrice - assistita dalla Filcams Cgil di Piacenza e sostenuta in giudizio dall'avvocato Boris Infantino del Foro di Piacenza.
“A marzo scorso è arrivata da noi in lacrime – ricorda Fiorenzo Molinari, segretario Filcams Piacenza – perché voleva andare a chiedere spiegazioni ad Amazon per la lettera di licenziamento, ma arrivata ai tornelli il suo badge non funzionava più. Ha suonato al citofono, e anche qui nessuna risposta. E' arrivata da noi in lacrime, ma oggi quando le abbiamo comunicato della sentenza favorevole era decisamente di un altro umore”.
"Una lavoratrice e la Filcams hanno vinto una causa di lavoro contro l'uomo più ricco del mondo - continua Molinari - credo che questa vittoria di Davide contro Golia sia un messaggio di speranza per i tanti lavoratori che, in questo periodo in particolare, stanno combattendo battaglie di dignità più grandi di quanto immaginiamo. Nel sindacato troveranno sempre un soggetto che li aiuta per affermare i loro diritti, spesso ignorati dagli algoritmi che, oggi come mai, vanno inseriti a pieno titolo nel piano della contrattazione tra le parti sociali”.