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Il Black Friday 2017 segna un primato. Ma non è per il consueto record di vendite che contraddistingue la tradizionale giornata dedicata ai saldi che segue il Thanksgiving degli Stati Uniti. Stavolta è perché oggi (venerdì 24 novembre) si tiene il primo sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori dello stabilimento di Castel San Giovanni (Piacenza) del colosso dell’e-commerce Amazon. Lo stop riguarda l’intera giornata e si accompagna al blocco degli straordinari fino al 31 dicembre. Previsto anche un presidio, a partire dalle ore 10, davanti alla sede aziendale.
“Siamo con i lavoratori di Amazon senza se e senza ma. La lotta per un lavoro dignitoso e rispettoso dei diritti è giusta. È una lotta che non solo condividiamo, ma che vogliamo sostenere in tutti i modi possibili. È una battaglia di civiltà, di solidarietà, di straordinaria importanza per il futuro di tutti i lavoratori, non solo italiani”. A dirlo è il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, rimarcando che “aver messo al centro delle loro richieste l’organizzazione del lavoro, la contrattazione dei parametri operativi, in definitiva gli algoritmi, è più che opportuno, è un atto di straordinaria intelligenza. Non è un caso se allo sciopero hanno aderito anche tanti altri stabilimenti in Europa”. Per il leader sindacale "Amazon, come tante altre aziende, deve capirlo: non saranno mai grandi se i lavoratori saranno sfruttati, non avranno un lavoro decente, non saranno trattati con dignità”.
Lo sciopero è stato deciso nelle assemblee dei lavoratori del 20-21 novembre scorso "a fronte della latenza, che ormai si protrae da più di un anno, sulle proposte avanzate dai sindacati per una contrattazione aziendale” spiega una nota di Filcams e Nidil Cgil, Fisascat e Felsa Cisl, Uiltucs e Uiltemp Uil: “Il conflitto s’inserisce in un panorama sindacale che vede dalla Germania alla Francia rapporti tesi con le organizzazioni dei lavoratori, oltre che relazioni sindacali in punta di diritto e senza un vero e proprio confronto”.
Un trattamento economico migliore, una differente organizzazione del lavoro, la possibilità della contrattazione decentrata: queste le principali richieste sindacali. Attualmente sono 1.800 i dipendenti contrattualizzati nell’enorme centro spedizioni (70 mila metri quadrati) di Castel San Giovanni, aperto dieci anni fa, cui si aggiungono circa 2 mila lavoratori in somministrazione (i cosiddetti “green badge”, assunti anche per i picchi di ordini a ridosso delle principali festività).
“Per oltre un anno la strategia di Amazon è stata orientata alla sterilità del confronto” spiegano i sindacati: “Non vi è stata alcuna apertura concreta ai fini del miglioramento delle retribuzioni o della contrattazione di un premio aziendale”. La piattaforma votata dai lavoratori “per un contratto integrativo ha trovato il netto rifiuto da parte di Amazon. Non poteva e non può bastare ai lavoratori l’ennesimo invito ad attendere il maturare degli eventi”. Filcams, Nidil, Fisascat, Felsa, Uiltucs e Uiltemp rimarcano che “Amazon Italia ha avuto una crescita enorme, i soldi da redistribuire ci sono. Soprattutto a fronte delle altissime produttività richieste, come gli straordinari obbligati e il lavoro notturno, che nei picchi viene spalmato su sei giorni settimanali”.
Il j’accuse dei sindacati è molto netto: “Per Amazon non solo il lavoro è una merce, ma lo è anche il lavoratore. Ed è una merce deperibile. Fintanto che tu, lavoratore, sei funzionale ai ritmi dell’azienda, sei Ok, ma se ti ‘rompi’ svanisce l’incantesimo”. Le rivendicazioni di ordine retributivo sono solo una parte delle criticità: “I ‘pickers’ di Amazon per ogni turno lavorativo percorrono una mezza maratona, dai 17 ai 20 chilometri attraverso lo stabilimento a movimentare merci e pacchi”.
In questo senso grossi problemi si manifestano dal punto di vista della tutela della salute e sicurezza. “Il lavoro è manuale e ripetitivo: le merci vengono movimentate quasi tutte dai lavoratori, a mano, spostandosi con carrelli o a piedi” spiega il segretario generale della Filcams Cgil Piacenza Fiorenzo Molinari. “Non può passare inosservata – continua – l’incidenza degli infortuni e il presentarsi sempre più insistente di patologie a carico dell’apparato muscolo-scheletrico. Il logorio, inoltre, incide anche sul piano psicologico”. Infine, il lavoro notturno: “Nel contratto nazionale è pensato come un’eccezione, in Amazon è diventato strutturale”.
Per i lavoratori in somministrazione, in particolare, Felsa Cisl, Nidil Cgil e Uiltemp Uil sollecitano l’apertura di aprire un percorso per dare stabilità e continuità all'occupazione, oltre che condizioni di lavoro dignitose. Nello specifico si chiede “all'utilizzatore e alle agenzie coinvolte (Adecco, Manpower, Gi Group) la riduzione del turn over, l'allungamento della durata dei contratti in somministrazione e la condivisione di percorsi di stabilizzazione, il rispetto della parità di trattamento retributiva sui livelli d’inquadramento e sulla negoziazione di premi economici integrativi, un utilizzo corretto del monte ore garantito e ritmi di lavoro che non mettano a rischio la salute e la sicurezza dei lavoratori”.