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Stato di agitazione proclamato dai sindacati ad Amazon a Castelsangiovanni (Piacenza). Secondo le parti sociali, l’accordo firmato a maggio che prevede il coinvolgimento dei lavoratori nell’organizzazione dei turni e del lavoro non viene applicato come concepito. Da oggi, 7 novembre 2018, e fino alla fine dell’anno Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Ugl Terziario e Uiltucs Uil hanno proclamato la protesta con blocco degli straordinari.
Se l’accordo firmato da Amazon e sindacato porta la data del maggio 2018, con i picchi di lavoro del periodo natalizio e del “Black Friday” in arrivo, a Castelsangiovanni sembrano ripresentarsi problemi che, secondo Fiorenzo Molinari, segretario generale Filcams Cgil Piacenza, si pensavano superati. “La ratio dell’accordo Amazon era distribuire al meglio tra i lavoratori i 'disagi' che comporta un ciclo produttivo come quello di questa azienda. Permetteva alle persone di essere protagoniste direttamente in azienda nell’organizzazione del lavoro in un’ottica di equità".
"Proprio ora – spiega Molinari – con i picchi di lavoro Amazon cambia l’organizzazione in modo unilaterale penalizzando fortemente il turno notturno e tutto questo senza minimamente condividere il percorso con le Rsa, a differenza di quanto previsto dagli accordi. Siamo così costretti a proclamare uno stato di agitazione con astensione dal lavoro straordinario a partire da oggi. Un percorso condiviso con i lavoratori porta a risultati migliori in termini di produttività e aumenta un genuino senso di appartenenza”.
A rendere il clima tutt’altro che sereno nell’hub di Amazon a Castelsangiovanni ci sono però altri due fronti aperti. In azienda ci sono circa 1.900 lavoratori “in somministrazione” che secondo i sindacati e le risultanze ispettive dovrebbero essere ricondotti al contratto subordinato, mentre le assunzioni in questi ultimi tempi hanno spesso tagliato fuori i “somministrati”. L'altro aspetto paradossale è la mancanza, nell’azienda dell’uomo più ricco del mondo, di un premio di risultato per i lavoratori che concorrono ad aumentarne la ricchezza.
“Da tempo chiediamo che venga costruito un premio di risultato che possa far concorre i lavoratori alle lusinghiere performance di Amazon – commenta Molinari - ma l’azienda non ci sente. Passi avanti ne sono stati fatti, ma ci scontriamo ancora con una grammatica sindacale che risente di impostazioni culturali d’oltreoceano”.
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