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Grazie alla ‘buona scuola’ dell’ex governo Renzi (la legge 107), l’alternanza scuola-lavoro è diventata obbligatoria negli ultimi due anni della scuola superiore. A volte, costituisce un’opportunità, ma spesso no, in quanto si trasforma solo in uno sfruttamento del lavoro a costo zero da parte delle imprese. Per questo, la Cgil ha messo in atto un programma di formazione per coloro che all’interno delle strutture del sindacato si occuperanno di alternanza scuola lavoro.
“La confederazione ha deciso di occuparsi dell’alternanza scuola-lavoro – spiega Fabrizio Dacrema, Cgil nazionale – e riteniamo di dover essere coinvolti direttamente, in quanto il sindacato è sinonimo di cultura del lavoro. Noi vogliamo che il nostro sapere sia messo a disposizione degli studenti e quindi stiamo progettando un percorso sulle competenze utili per l’occupabilità. Alcune strutture Cgil diventano luoghi di formazione per realizzare percorsi di alternanza nelle scuole. Abbiamo già fatto diversi incontri, coordinamenti e momenti seminariali per formare la figura cruciale di tale processo, il tutor aziendale, che interagisce con il tutor scolastico. I tutor possibili, coinvolti in due progetti distinti - uno per il Centro Nord, con base a Milano, e uno per il Centro Sud, con base a Roma -, sono un centinaio tra sindacalisti e delegati. Le competenze educative e le capacità di progettazione si faranno di raccordo con le scuole”.
“Abbiamo progettato un corso per i tutor Cgil nei percorsi di alternanza scuola lavoro – rileva Simona Marchi, Fondazione Di Vittorio –. Il nostro principale obiettivo è l’apprendimento dello studente all’interno di tali percorsi. La cultura del lavoro è preminente. L’esperienza dell’alternanza è molto significativa per gli studenti nella percezione di sé nel mercato del lavoro. Le strutture che intendono fare tale percorso tengano presente che questa esperienza non finisce con le ore di corso, ma orienterà in futuro lo studente a capire quello che farà dopo la scuola. Partendo da questa importante responsabilità, abbiamo costruito un percorso formativo di base per i tutor, cioè di colui che si fa carico del programma con gli studenti anche in relazione con la scuola”.
“Faremo una riflessione sul ruolo del tutor esterno nei contesti di sperimentazione dell’alternanza, in particolare dentro la Cgil. Costruiamo un percorso di tutorship Cgil, che comprende tre moduli didattici. Dopo questa prima parte, ci saranno altre due tappe del percorso che riguardano lo sviluppare capacità di progettazione e di coprogettazione di percorsi di alternanza assieme alle scuole e la capacità di declinare percorsi educativi all’interno delle strutture ospitanti, con l’obiettivo di collocare gli studenti laddove l’apprendimento è migliore. Il tutor esterno partecipa alla valutazione dello studente. Ciò richiede alcune competenze, ma prevede anche un aspetto molto importante per fare in modo che lo studente abbia le parole per esprimere e manifestare questa sua esperienza di formazione a tutto tondo”, osserva Marchi.
A Milano si è da poco organizzata un’esperienza da parte della Camera del lavoro territoriale, frutto di un lungo percorso di preparazione. “Cinquanta di studenti – racconta Antonio Megale, Cdl Milano – si sono sfidati in una competizione particolare, una vera e propria gara su quattro temi specifici: il lavoro oggi, ovvero posto fisso contro flessibilità, le unioni civili, la libertà di espressione nell’era dei social, industria 4.0, cioè i nuovi lavori creano lavoro, i nuovi lavori tolgono lavoro. Temi importanti anche gli adulti. I tutor hanno seguito la parte argomentativa, facendo quattro ore di formazione su questi temi. Il loro responso è stato decisamente soddisfacente, perché hanno trovato studenti molto motivati e collaborativi. I partecipanti avevano solo tre minuti per esprimersi e fare il loro intervento sindacale, due minuti per rispondere alle domande dei giudici e altri due per replicare; in tutto, ogni squadra parlava per non più di sette minuti. Replicheremo sicuramente questa edizione che ha avuto molto successo, perché intendiamo collaborare con una scuola all’anno”.
“L’esperienza milanese è stata molto locale e i ragazzi sono stati molto bravi – dice Giancarlo pelucchi, responsabile formazione Cgil nazionale –. Si sono molto divertiti, anche perchè i tempi e i modi erano quelli di un format televisivo. La Cgil si fa agenzia di formazione per altri, in questo caso per i tutor che devono seguire gli studenti, si fa agenzia anche per la scuola, ma anche per noi sindacato. Tutte le esperienze di alternanza, dove gli studenti vengono ospitati nelle nostre sedi, ci cambiano. Il modello è assolutamente replicabile. Noi sindacato dobbiamo aprirci, perché siamo autoreferenziali e fare queste esperienze con gli studenti ci migliora. In Cgil convivono età ed esperienze differenti. Il gruppo dei milanesi è molto giovane, il tratto parte dalla disponibilità e dalla voglia di mettersi in gioco, con punti di vista differenti dai nostri”.