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Prosegue senza sosta la mobilitazione dei dipendenti ex Alstom Power (ora General Electric) contro il piano di 179 esuberi e trasferimenti forzati annunciato dalla multinazionale. Dopo gli scioperi di lunedì 5 e martedì 6 settembre dei dipendenti degli stabilimenti di Sesto San Giovanni, Lecco e Firenze, è il turno oggi (giovedì 8) dei lavoratori di Bari e Bologna. Nel capoluogo dell’Emilia Romagna previsto anche un presidio sotto la sede della Regione e un incontro presso l'assessorato regionale alle Attività produttive. Venerdì 9, infine, si fermeranno gli addetti di Roma e di Savigliano (Cuneo), con quest’ultimi che già mercoledì 7 avevano effettuato due ore di sciopero.
Il timore dei sindacati è quello di un progressivo disimpegno industriale della multinazionale, leader mondiale nella progettazione e nella realizzazione dei sistemi che permettono la gestione e il controllo del trasporto ferroviario e metropolitano. Ma finora la trattativa tra Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil e impresa, con la mediazione del governo, non ha raggiunto alcun risultato. Nell’ultimo incontro “triangolare” dello scorso martedì 6 (avvenuto al ministero dello Sviluppo economico), esecutivo e sindacati hanno assunto “una posizione netta – spiega il segretario nazionale Fiom Rosario Rappa – che dovrà determinare una modifica della posizione a oggi assunta da General Electric già a partire dal prossimo incontro previsto per il 26 settembre prossimo, per consentire una gestione non traumatica della vertenza”. Un incontro che avverrà a ridosso dei licenziamenti, che dovrebbero iniziare il 30 settembre.
Due le questioni principali della vertenza: il trasferimento forzato di circa 50 dipendenti dai vari stabilimenti italiani, in seguito alla riorganizzazione interna e alla dismissione di alcune attività produttive, e il futuro dell’impianto di Sesto San Giovanni, nel quale sono previsti gli esuberi in conseguenza del passaggio dalla produzione alla concentrazione sulle attività di “service'”. Un proposito fortemente contrastato dai sindacati, che invece ne chiedono di mantenere le attività specificamente industriali, anche verificando le possibilità di riconversione o di subentro di soggetti terzi. Per la Fiom, conclude il segretario nazionale Rosario Rappa, non si deve “procedere a alcun licenziamento, oltretutto in un gruppo come General Electric che a livello nazionale sta investendo e assumendo anche con finanziamenti pubblici, ma continuare il confronto e lavorare per individuare una soluzione”.