"Dopo il più grande licenziamento di massa dagli anni '70 in poi (1.666 lavoratori e lavoratrici sul sito di Roma), dopo i ricatti perpetrati nei confronti dei lavoratori di Napoli e Palermo che videro la sottrazione di diritti e salario, ieri si è consumato l'ultimo atto inaccettabile, da parte di Almaviva, nei confronti dei lavoratori e lavoratrici di Milano, 'colpevoli' di aver votato no a un'intesa capestro, firmata dalla sola Fistel". Così l'Slc Emilia Romagna in un comunicato.
"Infatti, subito dopo aver appreso l'esito del referendum, Almaviva decide di'inviare a circa 60 lavoratori e lavoratrici una lettera di trasferimento da Milano a Rende, a fronte di un “miracoloso aumento di volume di traffico sul sito calabrese”. Peccato che, nello stesso giorno, il gruppo comunicava ai lavoratori del sito calabrese di “aver necessità di smaltire gli istituti (ferie e permessi) per il mese di ottobre. Quindi, è chiara la ritorsione aziendale nei confronti di questi lavoratori e lavoratrici. Tutto questo non può più essere accettato", continua la nota sindacale.
"Siamo di fronte a un'azienda leader nel settore, che continua vincere commesse pubbliche, e che giorno dopo giorno cerca di sottrarre diritti e salario, nella piena assenza delle istituzioni. Un mondo senza regole, dove le gare al massimo ribasso e le delocalizzazioni sono all'ordine del giorno. È necessario e urgente che il Governo convochi in tempi rapidi una tavolo di trattativa, cosi come richiesto nei mesi scorsi dalla piattaforma sui call center, inviata da Cgil, Cisl, Uil e da Slc, Fistel e Uilcom, oppure bisognerà mettere in campo tutte le iniziative di mobilitazione necessarie", conclude il sindacato.