PHOTO
Si aggrava di giorno in giorno la situazione dei lavoratori di Almaviva. Un nuovo incontro è previsto oggi (venerdì 1 aprile) a Roma, alle ore 15 presso la sede di Confindustria, tra azienda e sindacati (Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcomunicazione e Ugl comunicazioni) sulle procedure relative ai circa 3 mila esuberi (di cui 1.670 a Palermo), avviate la settimana scorsa. Ieri, invece, si è tenuto (sempre a Roma) un vertice tra la società e la vicepresidente della Regione Sicilia Mariella Lo Bello, che però non ha portato alcuna novità: il presidente di Almaviva Marco Tripi ha confermato la necessità dei licenziamenti e l’insufficienza delle garanzie ricevute dal governo nazionale.
“Serve un piano B e un impegno forte e concreto della politica” commenta il segretario Slc Cgil di Palermo Maurizio Rosso, ricordando che restano solo 64 giorni di tempo per evitare i licenziamenti: “Se l’azienda decidesse di proseguire sulla strada dei licenziamenti vogliamo sapere quale sarà la posizione della Regione e del presidente Crocetta. Non possiamo accettare di perdere neppure un posto di lavoro”. Secondo Rosso, il presidente Tripi “è intenzionato ad andare dritto come un treno lungo la strada già tracciata, a meno che non siano concesse alcune cose, come il rispetto delle regole da parte dei grandi committenti, la concessione di ammortizzatori specifici per il settore e l’applicazione del 24 bis”.
Tutte misure condivise dai sindacati, che chiedono anzitutto il riconoscimento della cassa integrazione straordinaria (al pari di altri settori come il commercio, la logistica e i partiti politici), finanziata dalle imprese, sulla cui necessità convergono anche le associazioni di rappresentanza delle aziende. Seconda importante richiesta è l’applicazione dell’articolo 24 bis, che consente ai clienti dei call center di poter decidere se essere serviti da un operatori collocato in Italia o all’estero: la legge è stata introdotta nel 2012, ma finora è stata del tutto disattesa. Infine, i sindacati chiedono l’applicazione totale delle clausole sociali, a partire dalle gare di Poste Italiane ed Enel, imponendo la riassunzione del personale che lavorava già in tali attività.
La Slc Cgil, inoltre, denuncia come incomprensibile la posizione del governo. Sotto accusa, spiega il segretario nazionale Michele Azzola, è il viceministro Teresa Bellanova, la quale “dopo aver asserito che il governo ha introdotto tutti gli strumenti necessari per gestire le crisi in corso, ha affermato che il governo ha cancellato il massimo ribasso e che le aziende di call center non possono licenziare i lavoratori applicando il massimo rialzo”. Ora, aggiunge il sindacalista, “essendo la questione del massimo ribasso tutt’altro che risolta, e la dimostrazione è nei prezzi praticati nelle gare Poste e Enel, asserire che un’azienda decide di perdere volutamente una commessa, solo perché applica un prezzo congruo per garantire il pieno rispetto del contratto di lavoro e della normativa vigente, è un’affermazione grave e inusuale”.