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"Solo chi non conoscesse la normativa o pensasse di ignorarla potrebbe ritenere di riaprire un procedimento formalmente concluso e sottoscritto dalle parti": pensare oggi ad "una trattativa supplementare" è per l'azienda "fuori da ogni logica", "legalmente e tecnicamente impossibile". Con queste parole Almaviva Contact dichiara la propria indisponibilità a modificare l'accordo per la sede di Roma. La doccia fredda della proprietà arriva il giorno dopo l'esito referendum, che ha visto la vittoria del sì anche nella capitale, con l'auspicio di estendere l'intesa già approvata nella sede di Napoli. Non si fa attendere la risposta del sindacato: la proprietà non può usare la consultazione tra i lavoratori come alibi per licenziare. È il monito della Slc Cgil, diffuso in una nota.
"Soltanto chi è miope o accecato da sentimenti vendicativi nei confronti dei propri lavoratori, può ignorare quanto emerso dalla consultazione dei dipendenti Almaviva di Roma: un passaggio democratico dovuto su una vicenda drammatica che soltanto un'intesa raggiunta a sirena già suonata (l'accordo è stato firmato alle ore 03.00 del 22 dicembre) ha impedito come invece sarebbe stato naturale essere." Così Marco Del Cimmuto, segretario nazionale Slc Cgil, commenta le dichiarazioni di Almaviva Contact.
Di fronte a oltre 1.600 licenziamenti, prosegue , come si può capire "quanto sia naturale che vi possa essere una consultazione democratica che permetta ai diretti interessati di esprimersi liberamente?". Per questo il sindacato di categoria si augura "che Almaviva riveda la propria posizione, e ci appelliamo anche alle istituzioni affinchè garantiscano il rispetto di un diritto di base dei lavoratori; diversamente l'azienda porterà la grave responsabilità dei propri atti con gli inevitabili riflessi negativi anche sulla operatività del già difficile tavolo previsto dall'intesa del 22 dicembre."
"E' sconcertante - inoltre - come non vengano considerate le ripercussioni sociali di oltre 1600 licenziamenti, fra cui si annoverano numerose famiglie composte da dipendenti dell'azienda: una tragedia annunciata e resa ancora più grave da un contesto produttivo ed occupazionale locale non favorevole. Le istituzioni, in primis il governo non possono ignorare le persone coinvolte. I processi democratici non possono spaventare nè diventare alibi per licenziare", conclude la Slc.
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