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Erano gli anni ‘50 quando la Cgil di Giuseppe Di Vittorio lanciò il suo Piano del Lavoro contro la disoccupazione dilagante e inventò un nuovo strumento di lotta, lo sciopero alla rovescia, che coinvolse migliaia di disoccupati in tutto il paese. Come accadde a Teramo, dove duemila disoccupati ripresero la costruzione di una centrale elettrica, sospesa sei anni prima, ottenendo dal governo il finanziamento per completare l’opera e riconquistando così il loro lavoro. A distanza di sessant'anni gli edili della Cgil hanno ripreso quell’antica forma di lotta, ripulendo in varie regioni scuole, centri sociali comunali, giardini e bagni pubblici, strade dissestate. Come accadrà sabato 11 luglio all’Aquila, dove lo sciopero alla rovescia andrà in scena dalle ore 10 alla scuola “De Amicis” nel cantiere fermo, chiuso da molto tempo.
“Noi saremo lì con i lavoratori e i disoccupati edili per ripulirlo e metterlo in condizioni di riaprire subito”, spiega il segretario regionale degli edili Cgil, Silvio Amicucci: “Un gesto simbolico per chiedere al governo e alle istituzioni locali di far ripartire subito tutti i cantieri della nostra regione, passando finalmente dalle promesse ai fatti. Perché è di fatti che hanno bisogno il nostro territorio e i lavoratori di questo settore. A chi dice che l’economia sta ripartendo rispondo che vorrei crederci, ma la realtà è molto diversa: tra ottobre 2013 e marzo 2015 abbiamo perso in edilizia altri 2.400 posti, quasi il 19% degli addetti, con una riduzione delle ore lavorate del 38,5% e della massa salari (gli stipendi pagati) del 37,7%. I numeri sono persone, sono salari, sono lavoro che non c’è più”.
Eppure il lavoro in Abruzzo ci sarebbe. Un esempio su tutti: oltre ai fondi per la ricostruzione post terremoto, la regione ha a disposizione 980 milioni di euro per infrastrutture, che però non si riescono ad appaltare. Solo questo darebbe lavoro a 4mila edili. “L’Abruzzo - conclude il sindacalista della Fillea - ha bisogno di completare le opere di ricostruzione all’Aquila e nel cratere, ha la necessità di ammodernare le sue infrastrutture e ha bisogno di lavoro buono, regolare e sicuro, di procedure legali e trasparenti, di mettere fuori dal sistema illegalità, corruzione, malaffare. Servono azioni concrete e non chiacchiere e annunci. L’11 luglio lo chiederemo all’Aquila con un’iniziativa simbolica, e il 18 luglio, insieme a Filca e Feneal, andremo a chiederlo a Roma, con una manifestazione nazionale del settore in piazza Santi Apostoli”.