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Il clima inteso come grande questione sociale, ambientale ed economica, è stato del tutto dimenticato dalla politica durante la campagna elettorale. Perciò, c’è bisogno di un rilancio di un tema così strategico per lo sviluppo del Paese. Cosa che avverrà il 27 marzo, nell’ambito della presentazione della Piattaforma integrata per lo sviluppo sostenibile, messa a punto dalla Cgil, che vuol essere una sorta di declinazione del Piano del lavoro. Ne ha parlato nel corso di un'intervista ai microfoni di RadioArticolo1 Simona Fabiani, esponente Cgil dell’Alleanza per il clima, nata dal patto di circa 200 associazioni, fra sindacati, organizzazioni d’impresa, gruppi ambientalisti, movimenti studenteschi.
“Come affiliata alla coalizione – ha spiegato la sindacalista –, uno dei nostri obiettivi è proprio quello di aumentare e sensibilizzare il dibattito politico e l’opinione pubblica. A tal fine, abbiamo stilato un documento pre-elettorale in otto punti da sottoporre ai gruppi che si sono candidati alle elezioni per provare a parlare in concreto di sviluppo sostenibile, economia circolare, dissesto idrogeologico, questione energetica, riciclo dei rifiuti, manutenzione del territorio, energie rinnovabili, ecc. avvertendo anche quali sono i rischi che il nostro Paese corre in caso di mancata inazione. Quindi, abbiamo elencato i possibili pericoli, se non s’interviene al più presto su certe questioni, elencando anche quali dovranno essere le priorità del prossimo governo in materia e stilando un elenco di punti irrinunciabili per lo sviluppo del Paese, accompagnato da un congruo livello d’investimenti pubblici e privati”.
“L’Italia ha sottoscritto l’accordo di Parigi – ha ricordato l’esponente Cgil –, così come gli impegni Onu, e quindi il nostro governo ha l’obiettivo di avviare una transizione verso un modello di produzione energetica libero dal carbone e con un’implementazione delle fonti alternative di produzione di energia, gas incluso. C’è necessità di un abbassamento delle emissioni e di una decarbonizzazione, che invece continua a essere lunghissima. La Sen (Strategia energetica nazionale, ndr) ha stabilito la fuoriuscita dal carbone nel 2025 e questa è una buona notizia, se però sarà suffragata da un impegno concreto in termini di risorse”.
“Per quanto riguarda le centrali – ha sottolineato Fabiani –, dovranno essere chiuse. E tutto il personale andrà ricollocato altrove, incluso l’indotto. Ricreando un’alternativa occupazionale e produttiva in quelle aree, all’insegna della sostenibilità ambientale, ma anche sociale ed economica. Noi crediamo molto nella cosiddetta democrazia energetica: questo significa dare la possibilità alle persone e alle comunità di essere coinvolti e di poter decidere del proprio futuro, con una partecipazione attiva della cittadinanza e di tutta la società civile. Questo è appunto il significato della democrazia energetica. Oggi non è assolutamente così, perché tutta la materia energetica è incentrata sulle decisioni prese dal governo, spesso in contrasto con quelle che sono le volontà delle amministrazioni locali, con impatti soprattutto negativi in termine di salute delle popolazioni”.
“Il periodo di transizione da un modello energetico basato su materie prime di natura fossile – ha riilevato ancora la dirigente sindacale – a un modello energetico alternativo è un periodo lungo che va accompagnato da una serie di politiche economiche e occupazionali, oltrechè di investimenti, con la creazione di nuovi posti di lavoro qualificati nelle filiere sostenibili. A tale proposito, come Cgil, stiamo spingendo per una contrattazione multilivello che abbia a cuore lo sviluppo sostenibile. Quella che continua a mancare è una politica industriale nazionale, perchè se non c’è un indirizzo che spinga in quella direzione e si lascia tutto alla libera iniziativa del mercato, non è detto che si vada nella direzione giusta. Inoltre, va anche utilizzata la leva fiscale, valorizzando il ruolo degli appalti pubblici, che determinano circa l’11% del Pil nazionale”.
“Il 27 marzo la confederazione di corso d'Italia presenterà una Piattaforma integrata multilivello e multidisciplinare per lo sviluppo sostenibile, centrata su tre cardini: acqua, aria e terra, impostando la sostenibilità a tutti i livelli - nazionale, regionale e territoriale, ma anche aziendale -. Un impegno molto importante, che vuol essere una declinazione del Piano del lavoro. Dove fra i tanti temi trattati, è incluso anche quello dell’economia circolare e del costo delle materie, che sarebbero materiali riutilizzati, senza quindi dover sottostare al ricorso dell’importazione di materie prime. È un tema che offre possibilità immense e anche su questo vogliamo innescare la nostra contrattazione, sia per dare un’opportunità occupazionale e di sviluppo sia per salvaguardare la vita del pianeta”, ha concluso Fabiani.