Non si è parlato solo di Mes, nel lungo vertice notturno a Palazzo Chigi. Al tavolo si è discusso anche della questione Alitalia. Lo ha confermato Luigi Di Maio, uscendo dalla riunione. Secondo il ministro degli Esteri si è deciso di andare avanti per il prestito ponte. "Siamo tutti d'accordo - ha detto DI Maio - che vada fatta una norma che permetta alla struttura commissariale di utilizzare il prestito ponte. Non c'è una decisione politica da prendere".

Confermata dunque l’indiscrezione secondo la quale il governo starebbe valutando l'opportunità di varare, al più tardi giovedì, un decreto ad hoc per consentire ai commissari, di fronte ai problemi di cassa, l’utilizzo dei 400 milioni del prestito ponte stanziati con il decreto fiscale, anche se non è stata ancora finalizzata la cordata per la cessione della ex compagnia di bandiera. Il prestito non dovrebbe però essere aumentato.

Una nuova iniezione di capitali, insomma, indispensabile per tenere in vita la compagnia visto che non è si è ancora trovato un acquirente sul mercato, nonostante le sette proroghe dei termini per presentare un'offerta. Dei 900 milioni del primo prestito ponte, sul quale l'indagine della Ue è ancora in corso, sono ancora nelle casse di Alitalia al 31 ottobre solo 315 milioni, mentre le perdite arrivano a circa un milione di euro al giorno. Il nuovo prestito deve essere rifinalizzato perché, come ha spiegato lo stesso ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, la cordata con Fs-Delta e Atlantia si è dissolta. Su quest'altro prestito, la commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager, ha fatto già sapere che “la Commissione è in contatto con le autorità italiane”.

La parola d'ordine ad Alitalia, però, resta  “razionalizzare i costi”, in sostanza tagliare il più possibile. Il rischio più grosso è quello dello spezzatino. E i sindacati sono sul piede di guerra "Proprio in queste ore credo il governo debba prendere delle decisioni. Pensiamo sia necessario mandare un messaggio molto forte: le nostre categorie hanno proclamato per il 13 dicembre lo sciopero di tutto il settore Alitalia perché siamo contrari a qualsiasi idea di spezzatino, di disperdere quello che è un patrimonio del nostro Paese" ha detto qualche giorno fa il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Landini ha sottolineato che sulla aviolinea "i numeri in questi anni sono chiari: nonostante la gestione commissariale, siamo in presenza di un'azienda e di una compagnia che continua ad aumentare i voli. È chiaro che l'idea di spezzettare non ci convince, abbiamo bisogno di affermare degli investimenti e una politica industriale che rafforzi il lungo raggio e gli aspetti di qualità che esistono dentro quest'azienda".

Stando alle dichiarazioni pubbliche, su questo fronte, paiono tutti d’accordo a partire dal governo stesso: i rami volo, manutenzione e servizi di terra devono infatti restare assieme nel progetto della nuova Alitalia. Il mandato dei tre commissari “ha al centro l'integrità aziendale”.  Ma la partita si giocherà soprattutto sul nodo degli esuberi, che chiede, ad esempio, a gran voce Lufthansa per entrare nell'azionariato della newco. E su questo punto i sindacati non transigono.