PHOTO
L'assemblea provinciale della Cgil di Padova ha eletto Aldo Marturano nuovo segretario generale della Camera del Lavoro. Sostituirà Christian Ferrari, dallo scorso settembre segretario generale della Cgil Veneto. Marturano ha una lunga militanza sindacale, iniziata nel 1991, che lo ha portato a svolgere ruoli di primo piano dentro l'organizzazione, prima come segretario generale della Funzione pubblica e poi come segretario organizzativo della confederazione. E' sposato e ha un figlio.
Dopo una prima parte della relazione dedicata alle difficoltà economiche e ai problemi sociali che caratterizzano lo scenario nazionale e regionale, il nuovo segretario della Cgil padovana ha fatto il punto sulla situazione della provincia, partendo dai dati tutt'ora preoccupanti della disoccupazione, passata in pochi anni (dal 2007 al 2016) dal 3,1% all'8%, che relega Padova al penultimo posto tra le province venete, con prestazioni occupazionali migliori solo a Rovigo.
"Questo ci interroga - ha sottolineato Marturano - sulle caratteristiche del nostro tessuto produttivo, principalmente votato ai servizi e al terziario, con alcune eccellenze industriali e pubbliche e con la maggior parte delle realtà, di piccole dimensioni, che hanno affrontato le difficoltà di questi anni navigando a vista e, non di rado, soccombendo. L’alta padovana, un’area a vocazione industriale, dove si genera un quarto del Pil padovano, ad alta intensità di occupazione, è stata comunque interessata da chiusure e ristrutturazioni importanti, che hanno interessato soprattutto il settore metalmeccanico. La Bassa, in cui la crisi è stata particolarmente feroce, al punto da determinare una e vera e propria desertificazione industriale, con la chiusura di 2 delle 3 cementerie storiche e la sostanziale scomparsa del settore del legno, costituito da tante piccole aziende artigiane incapaci di fare sistema. Infine la grande Padova, città e cintura urbana, dal dopoguerra in poi votata ad un intenso sviluppo imprenditoriale anche grazie alla costituzione della Zip, oggi ha perso la vocazione industriale affermandosi nel terziario, in particolare nella logistica”.
"La questione di fondo - ha proseguito - è fin troppo nota: abbiamo una piccola parte di industria che in questi anni ha investito in innovazione, in tecnologia, in formazione, accrescendo il fatturato e diventando leader negli ambiti di competenza, dalla siderurgia agli imballaggi, dalla farmaceutica al vetrario, per citare alcuni esempi. A queste si aggiungono aziende che continuano ad avere mercato ma, senza avviare processi di cambiamento che le proiettino nel futuro, incidono sulla qualità del lavoro, aumentandone il carico, l’insicurezza, la precarietà. Infine le piccole e piccolissime aziende dove più forti sono la sofferenza e la vertenzialità con i lavoratori. Per rilanciare il nostro tessuto produttivo non è più rinviabile una seria politica industriale, nazionale, regionale e locale, finalizzata a stimolare l’aggregazione e una produzione di qualità; è altrettanto necessaria una politica economica che faccia ripartire la domanda interna, unico volano per tornare a crescere".
E' seguita una disamina dei diversi settori, da quelli che hanno pagato più duramente una recessione lunga ormai 10 anni (l'edilizia, il commercio, il bancario, le telecomunicazioni), ai settori che invece sono in espansione (l'agroalimentare, il turismo, la logistica). Discorso a parte ha meritato il settore pubblico, che ha problemi peculiari legati al taglio dei finanziamenti per la sanità, per l'università, per il trasporto locale, con un personale che non vede rinnovato il proprio contratto da almeno 8 anni e con il blocco del turn over che ha impedito un salutare ricambio generazionale.
"La Camera del Lavoro di Padova - ha concluso Marturano - gode di buona salute, con una crescita degli iscritti di almeno il 5% negli ultimi 3 anni. Risultato particolarmente significativo in una fase di riduzione degli occupati. Segno dello straordinario lavoro svolto per difendere i lavoratori e tante aziende dal rischio chiusura, e incoraggiamento per il tentativo messo in campo, particolarmente nell'ultima fase, di riunificare il mondo del lavoro, rappresentando anche chi opera nei settori più sfruttati e frantumati della catena produttiva, come il mondo degli appalti dove sono impiegati circa 50.000 padovani. L'obbiettivo che ci poniamo sono le nuove generazioni, che lasciano il nostro territorio a migliaia ogni anno, che subiscono una disoccupazione che si avvicina pericolosamente al 20% e che quando trovano lavoro sono costrette ad accettare una precarietà che rischia di accompagnarle per il resto della loro vita attiva. Per arrivare ad età avanzata a vedersi riconosciuti assegni previdenziali insufficienti a vivere dignitosamente. Così come dobbiamo dedicare un impegno peculiare alla condizione femminile, ben lontana dalla parità che il nostro Paese insegue ormai da decenni sia nell'ambito lavorativo, sia in quello sociale. Per ottenere risultati significativi, ovviamente, non basta il sindacato, occorre un impegno della politica e delle istituzioni, certamente a livello nazionale, senza però trascurare il ruolo che gli enti locali possono svolgere e al quale da lungo tempo hanno rinunciato. A partire dal Comune capoluogo che, ci auguriamo, dopo le recenti elezioni amministrative cambi passo, ponendosi il problema di come il nostro territorio creerà benessere nei prossimi anni e di come sostenere le fasce più deboli della popolazione, che non possono essere lasciate sole di fronte alle incertezze di questo tempo".