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Nuova clamorosa manifestazione di protesta dopo il blocco della statale 131 di giovedì scorso e il sit-in nell'aeroporto di Elmas. Centinaia di lavoratori del Sulcis dell'Alcoa si sono diretti a Cagliari davanti al palazzo del Consiglio regionale, per spingere politica e istituzioni verso una soluzione della vertenza. I lavoratori hanno formato una catena umana, e stanno presidiando tutti gli ingressi del palazzo regionale. Consiglieri e dipendenti sono rimasti fuori dall'edificio nel giorno in cui si riprende in Aula l'esame della riforma degli enti locali.
I dipendenti diretti e indiretti dello stabilimento di Portovesme chiedono infatti alla politica sarda di esercitare la propria influenza con il ministero dello Sviluppo economico e con Palazzo Chigi per trovare una soluzione sui costi dell'energia, così da permettere a Glencore, che aveva espresso l'interesse a subentrare ad Alcoa negli impianti di produzione di alluminio, di acquisire lo stabilimento e di farlo ripartire. Con lo stesso obiettivo, i sindacati hanno incontrato alcuni parlamentari.
"Un'azione simbolica - l'ha definita Bruno Usai, delegato Rsu della Fiom Cgil - perché vogliamo che la politica scenda in campo al nostro fianco. Perché induca il governo a creare le condizioni perché la multinazionale Glencore interessata allo stabilimento possa produrre in economia per tanti anni. Chiediamo che il governo nomini un commissario che prenda in mano la situazione".
La rinuncia all'acquisizione dello smelter di Portovesme da parte della Glencore è infatti legata al costo dell'energia. La multinazionale svizzera ha posto al governo una condizione imprescindibile per l'apertura di una trattativa per l'acquisizione dello stabilimento Alcoa: il costo dell'energia per i prossimi 10 anni non avrebbe dovuto superare i 25 euro/Mwh, richieste ritenute non compatibili dal Mise.