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Alcoa: doveva essere il giorno della speranza ma la situazione è ancora interlocutoria. Questa la valutazione dei sindacati al termine dell'incontro di oggi (1/6) a Palazzo Chigi alla presenza del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio De Vincenti, del viceministro allo Sviluppo economico Bellanova, del presidente della Regione Sardegna Pigliaru e dei rappresentanti nazionali e territoriali di Fim, Fiom e Uilm.
“Si è trattato dell'ennesimo incontro interlocutorio – ha dichiarato Rosario Rappa, segretario nazionale della Fiom – finito con la decisione di convocare un'altra riunione. Ma non è pensabile che di riunione in riunione si arrivi a dicembre, quando scadranno gli ammortizzatori sociali per il primo gruppo di lavoratori, mentre stanno già scadendo quelli per l'indotto.”
I lavoratori di Alcoa in cassa integrazione sono 436: un terzo perderà l'assegno a dicembre, un terzo l'anno prossimo e un terzo a fine 2017; a questi lavoratori si aggiungono i circa 400 dell'indotto. "Il punto – spiega Rappa – è che ad oggi non c'è una soluzione, mentre serve una proposta definitiva in tempi rapidi per far ripartire lo stabilimento.”
Per il sindacalista Fiom comunque "è positivo l'impegno assunto dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda di gestire in prima persona la vertenza riconvocando le parti entro 15 giorni, dopo aver incontrato personalmente i vertici di Glencore a cui chiederà in via ultimativa, sulla base delle nuove condizioni sui costi dell'energia, la disponibilità di rilevare e far ripartire lo smelter di Portovesme”. L’auspicio dei lavoratori è che la trattativa con la multinazionale anglo-svizzera Glencore per l'acquisizione dello stabilimento in provincia di Carbonia, che doveva realizzarsi già due settimane fa, possa andare a buon fine.
In gioco c’è la conclusione di una lunga vertenza, iniziata nell’autunno 2012 con la cessazione dell’impianto. Una vertenza che riguarda un migliaio di posti di lavoro, tra diretti e indotto, e la ripartenza dell’importante produzione di alluminio primario (derivante dalla lavorazione della bauxite). Più di un anno fa la multinazionale aveva mostrato interesse ad acquisire e riavviare lo stabilimento, ma solo a determinate condizioni (di cui la più importante è il costo dell’energia), che ancora però non si sono verificate. Naturale, dunque, la preoccupazione dei lavoratori, considerato anche il fatto che in gennaio, per 500 addetti diretti e 300 indiretti, scadrà la copertura degli ammortizzatori sociali.
Martedì 24 maggio Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil avevano nuovamente fatto sentire la propria voce con un sit-in a Cagliari, davanti al palazzo del Consiglio regionale, allo scopo di spingere la Regione a fare pressing sul governo. In quell’occasione avevano anche annunciato un nuovo presidio per mercoledì 25 maggio, poi annullato proprio per l’avvenuta convocazione a Roma. Proteste che venivano già tre settimane dopo l’incontro a Roma tra Glencore e governo, avvenuto il 4 maggio scorso, che però era stato del tutto interlocutorio: all’incontro era presente anche il premier Renzi, che parlò di accordo “difficile, ma non impossibile”, assicurando comunque tutti del massimo impegno da parte dell’esecutivo nella ricerca di una soluzione positiva.