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Si svolge oggi (28 ottobre) a Salerno la prima Conferenza nazionale sulla pesca dell’Alpaa, l’associazione dei piccoli produttori del settore agroalimentare e della pesca affiliata alla Flai Cgil. Un’iniziativa attraverso la quale intendiamo offrire al dibattito pubblico le proposte da noi maturate per il comparto, allo scopo di ricercare prospettive di sviluppo condivise per il superamento strutturale degli elementi di crisi che minano il lavoro e il reddito di tantissimi piccoli operatori, in particolar modo del Mezzogiorno.
Nella conferenza di Salerno, l’Alpaa intende anche definire gli obiettivi di rappresentanza nel settore ittico, identificando il target nella figura del “piccolo pescatore”, ossia quell’operatore del settore che pratica la piccola pesca artigianale, che è proprietario del natante dove è imbarcato e che trae dall’attività di pesca il reddito necessario per la propria famiglia. La figura del “piccolo pescatore”, troppo spesso dimenticata anche dalle storiche associazioni di categoria, ha bisogno di tutele e rappresentanza, anche e soprattutto in considerazione che dalla nuova politica comunitaria la piccola pesca viene promossa e definita come un esempio di “pesca sostenibile”.
Questa categoria di pescatori, per le ridotte dimensioni dell’imbarcazione e conseguentemente per il raggio di azione dell’attività di cattura, limitato alle poche miglia, tende infatti a coltivare la consapevolezza del fatto che la distruzione dell’ambiente marino causerebbe la perdita definitiva del proprio reddito. Non a caso proprio dai pescatori arrivano proposte di autoregolamentazione che, semmai ce ne fosse bisogno, confermano il grande rispetto nei confronti dell’equilibrio del sistema mare.
Molte marinerie sostengono che fermando, con compensazioni economiche, la pesca al tunnide “alalunga” nei mesi di ottobre-dicembre si eviterebbe la cattura accidentale dei piccoli di pesce spada, che proprio in quel periodo dell’anno hanno la loro massima concentrazione e che, inevitabilmente, finiscono rigettati in mare privi di vita. Anche da piccole realtà marinare, come Scilla, splendida località sullo stretto di Messina, viene una richiesta che va nella direzione della conservazione dell’habitat marino: i pescatori di quella località chiedono di preservare, utilizzando risorse dalla programmazione Feamp (il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca), le praterie di posidonia del sotto-costa Scillitano.
Come Alpaa siamo convinti che dalla risoluzione di pochi, ma annosi problemi la piccola pesca potrà rappresentare un importante volano di economia per molte regioni italiane. Una fonte di reddito per la pesca artigianale è sempre stata la cattura dei cosiddetti “grandi pelagici”, ovvero pescespada e tonno. Nelle piccole marinerie, la pesca allo spada ha sempre avuto caratteriste di cultura e tradizione fortemente radicata, in special modo al Centro-Sud, e intere comunità locali – da Bagnara Calabra a Porticello, a Ponza – basano la loro economia su questa attività, praticata con l’utilizzo di reti derivanti, divenute quasi del tutto illegali dopo la regolamentazione europea. Per quanto ci riguarda, riteniamo che mediante l’uso di moderne tecnologie e circoscrivendo l’azione di pesca a piccole imbarcazioni per brevi periodi dell’anno, sia possibile continuare a usare le reti.
Un altro sistema per la cattura dello spada è il palangaro, che è costituito da un lungo trave al quale sono attaccati ami con esche. Questo metodo di cattura (alternativo) è purtroppo oggi penalizzato dall’elevato costo delle esche, costituite per lo più da sgombri provenienti dall’Olanda. Rispondendo in modo concreto alle esigenze degli operatori del comparto, l’Alpaa ha realizzato un progetto che prevede la produzione di esche finte, utilizzando gli scarti provenienti dal rigetto prodotto da diversi tipi di pesca. Ma non meno preoccupanti sono i problemi concernenti la pesca dell’altro grande pelagico per eccellenza, il tonno, anch’esso da sempre al centro di grandi filiere di lavorazione e trasformazione, con migliaia di addetti e punte di eccellenza per qualità e quantità.
Con la costituzione di un sistema a quote definite – Tac, che sta per Totale ammissibile di cattura –, nato per garantire il ripopolamento del tonno nel Mediterraneo, moltissime realtà produttive sono conseguentemente crollate. Il sistema di ripartizione a quote nazionali penalizza fortemente le piccole realtà del settore – quasi il 75% della possibilità di pesca è concentrata nelle mani di pochissime imbarcazioni –. Per questo l’Alpaa chiede un riequilibrio delle quote Tac e l’assegnazione di quantitativi di cattura al maggior numero possibile di barche della piccola pesca. Ma non solo. L’associazione ritiene anche necessario porre fine al fenomeno della pesca dilettantistica a fini di lucro. I pescatori professionisti sono penalizzati da questa concorrenza sleale: pescando i dilettanti senza licenza e vendendo in nero, costituiscono un vero e proprio mercato parallelo senza regole.
Un vero e proprio paradosso è rappresentato poi dalla dipendenza che l’Italia, un paese con 7.500 chilometri di coste, ha dalle importazioni di pesce dall’estero, che arrivano al 66% del consumo nazionale. Pesce che spesso proviene dai mercati asiatici, che non garantiscono né la qualità, né la salubrità del pescato locale. La dipendenza dalle importazioni è dovuta alla richiesta dei consumatori, che si concentra su poco più di 10 specie sulle oltre 250 disponibili nei nostri mari. Educare al consumo alternativo di pescato diverso, ma ugualmente buono e salutare, insieme con una regolamentazione del prelievo è a nostro avviso la soluzione per arginare il problema.
Da rilevare infine come la burocrazia presente nel settore provochi nei piccoli pescatori una perdita di giornate lavorative, utilizzate per far fronte agli adempimenti cartacei. A questo proposito, l’Alpaa propone di dotare il mondo della pesca, analogamente all’agricoltura e in convenzione con il ministero, di centri di assistenza specifici per il settore. Gli uffici servirebbero soprattutto per utilizzare al meglio le risorse messe a disposizione dalla programmazione Feamp. La sfida è, quindi, quella di dar voce a un mondo che non trova ora rappresentanza, dando risposte e soluzioni con una moderna visione, ma senza abbandonare le tradizioni, che hanno radici profonde anche nella cultura del nostro splendido Paese.
*Coordinatore nazionale della pesca Alpaa