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Si è chiuso con un rinvio al prossimo 20 aprile, la prima udienza del dibattimento del processo Aemilia sulle infiltrazioni ’ndranghetiste in Emilia Romagna, partito questa mattina nel tribunale di Reggio. Il rinvio, stabilito dal presidente del Tribunale e del collegio dei giudici Francesco Maria Caruso è motivato anche dalle irregolarità emerse nelle procedure di notifica a due dei 147 imputati coinvolti, di cui uno di nazionalità cinese, che avrebbe avuto bisogno di un interprete. La maggior parte degli imputati, accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, non era presente in aula e si è fatta rappresentare dai propri legali. Tra i presenti Gianluigi Sarcone, Pasquale Brescia, Alfonso Mendicino, Antonio Muto, Gaetano Blasco, Floro Vito e Francesco Amato, che è stato allontanato dall’aula dopo aver ripetutamente interrotto i lavori del processo.
A conclusione delle procedure di appello, avanzate a rilento, sono state formalizzate le richieste di parte civile. La lunga lista annovera, oltre ad alcuni cittadini privati e alla giornalista Sabrina Pignedoli della redazione reggiana del Resto del Carlino, i soggetti che si erano già costituiti nella fase delle udienze preliminari, tra cui: la Cgil regionale, di Reggio e di Modena, la Uil regionale, l’associazione stampa dell’Emilia Romagna, la Regione, il Comune e la Provincia di Reggio Emilia, i Comuni reggiani di Gualtieri, Reggiolo, Montecchio e Bibbiano, quello modenese di Finale Emilia e quello parmense di Sala Baganza. E ancora: l’associazione Libera, Confindustria nazionale, gli autotrasportatori Cna, Legambiente, il Consiglio dei ministri, la fondazione antiracket Borsellino e l’Agenzia delle entrate.
Nuovi soggetti che hanno invece formalizzato oggi la richiesta di costituirsi parte civile sono il Comune di Parma, quello di Mirandola e di Viadana, la Città metropolitana di Bologna, l’associazione Sos Impresa, le fondazioni Caponnetto e Antiusura e il consorzio “Ricommerciamo” di San Felice sul Panaro. Diverse posizioni di parte civile sono state rafforzate, chiedendo il risarcimento anche per il cosiddetto “reato di scopo”, una sorta di aggravante rispetto all’associazione a delinquere. Al termine della sessione, il presidente Caruso ha snocciolato il calendario delle prossime udienze previste. Un vero e proprio tour de force, contestato anche da alcuni avvocati.