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In teoria è un’idea ambiziosa, che dovrebbe permettere ad Air Italy di diventare un vettore full service su scala mondiale, con hub a Milano Malpensa, dopo che nel febbraio scorso è stata completata la fusione con Meridiana. In pratica, però, ci sono 51 persone, appartenenti alla sede di Olbia-Costa Smeralda del gruppo, che hanno da poco ricevuto la lettera di trasferimento obbligatorio, poiché parte del presidio in Sardegna verrà chiuso, con tutte le attività operative trasferite in Lombardia. Questo è solo uno dei motivi dello sciopero nazionale di oggi (venerdì 9 novembre) di quattro ore (dalle 10 alle 14), che segue la prima protesta a dimensione territoriale, avvenuta il 15 ottobre scorso a Olbia per l’intera giornata.
“Ad Air Italy chiediamo innanzitutto chiarezza”, esordisce Fabrizio Cuscito, coordinatore nazionale del trasporto aereo per la Filt Cgil. “Nella primavera scorsa il management ci ha presentato un piano industriale di sviluppo”, spiega l’esponente sindacale: “Il medio raggio è incentrato sulla base di Milano Malpensa, con l’avvio di altre rotte (Napoli, Lametia Terme, Roma Fiumicino, Palermo, Catania) e il mantenimento della sede storica di Olbia, mentre il lungo raggio si focalizza negli Stati Uniti su New York e Miami, e in Oriente su Bangkok, Mumbai e Delhi. Ebbene, tutto il contrario di quello che sta facendo adesso, allorché ha deciso di smantellare parte della base sarda e di trasferire il personale a Malpensa”.
La Filt Cgil è preoccupata per i lavoratori coinvolti, ma anche per le implicazioni sociali che una simile riorganizzazione comporta. “Di fatto, su 51 persone interessate, dopo la nostra prima azione di protesta ne hanno trasferite poco più della metà”, continua Cuscito, sottolineando però che le persone coinvolte “sono addetti di terra perlopiù over 50, tra cui diverse donne con figli piccoli a carico, e per loro un passaggio del genere equivale a un vero e proprio licenziamento”. La Filt, dunque, ha sollecitato Air Italy (controllata al 51 per cento da Aqa Holding, di proprietà dell’Aga Khan, e al restante 49 della Qatar Airways) a tener conto delle situazioni familiari più critiche: “Ma la compagnia è ferma sulle proprie posizioni, perciò abbiamo deciso di acuire lo scontro, avviando la mobilitazione nazionale”.
Ma torniamo al piano dell’azienda. Per Air Italy “comporta – si legge in un comunicato ufficiale – uno straordinario cambiamento del modello di attività”, e prevede “il possibile spostamento di alcune funzioni di terra, restando invece imprescindibile il trasferimento di gran parte del personale navigante e manutentivo direttamente operante sugli aeromobili di base a Milano”. Un’operazione contestata dal sindacato, che ricorda come nei mesi scorsi “l’aerolinea aveva assicurato nelle sedi istituzionali interessate, in primis la Regione Sardegna, che nonostante il nuovo piano fosse concentrato su Malpensa, l’isola avrebbe comunque continuato a ricoprire un ruolo centrale all’interno dell’attività di Air Italy, come del resto era sempre avvenuto con il vecchio vettore Meridiana, che aveva la sua base principale proprio a Olbia”.
La contesa fra la compagnia sardo-qatariota e Cgil, Cisl, Uil e Ugl di categoria non si limita però solo a questo. Non meno importante è il problema riguardante il rinnovo del contratto. “Le condizioni contrattuali del personale navigante sono attualmente fuori mercato”, riprende il coordinatore della Filt nazionale: “Gli stipendi dei dipendenti della compagnia sono modulati dall’accordo che firmammo nel 2016 al ministero dello Sviluppo economico per il salvataggio di Meridiana, che prevedeva una parte di esuberi, riferiti al personale di terra, e una parte di ammortizzatori sociali per gli assistenti di volo. Per piloti, steward e hostess si arrivò a un nuovo contratto, che contemplava sacrifici con profondi tagli al salario, per permettere di affrontare il periodo di crisi”.
Ma ora quella fase emergenziale è alle spalle e il gruppo ha annunciato che investirà diversi milioni di euro nel piano di rilancio, dopo aver già comprato nuovi aeromobili (Airbus 330 e Boeing 737 Maxi), assoldato manager e assunto piloti a tempo determinato. “C’è dunque bisogno di un nuovo contratto collettivo, perché quello in vigore, in scadenza il 31 luglio 2019, presenta una parte economica troppo esigua, ma anche dal lato normativo risulta obsoleto e inadeguato”, conclude Fabrizio Cuscito: “E dato che nel frattempo abbiamo aperto il tavolo nazionale per il rinnovo del ccnl di tutto il personale del trasporto aereo, puntiamo a portarci dentro anche Air Italy”.