“L’esito della vicenda giudiziaria, che ha visto coinvolti le lavoratrici e i lavoratori dell’Agenzia delle entrate di Asti, troppo in fretta etichettata come l’ennesimo episodio dei 'furbetti del cartellino' – dichiara Roberto Galasso della Fp Cgil Piemonte – riporta la questione nei giusti binari di errori comportamentali del tutto veniali e di un'indagine che prende avvio da presupposti - infondatezza della notizia di reato - assolutamente irrilevanti”.

"A questo punto, però, legittime ci paiono alcune domande – continua il sindacalista –: ha avuto senso un'indagine (che sarà anche costata) il cui unico 'pregio' è stato l'inserirsi nel troppo facile (ma assai di moda) filone del 'dagli all'impiegato pubblico', per definizione reprobo e da contrapporre (assieme a tutto quello che è pubblico) a una supposta purezza e integerrimità del mondo dell'imprenditoria; non era possibile evitare la gogna mediatica, cui l'ufficio di Asti é stato sottoposto, soprattutto se fin dall'inizio si sapeva che le violazioni, cui avrebbero potuto essere chiamati a rispondere gli impiegati implicati, sarebbero state ben poca cosa (tanto che il Pm aveva parlato di comportamenti 'sciocchi', e in un articolo de 'La Stampa' del 14 giugno scorso parlava chiaramente di 'danni per pochi euro'). Vista la riconosciuta (e probabilmente fin dall'inizio riconoscibile) irrilevanza del danno erariale, ha avuto senso, da parte dell'amministrazione, infliggere sanzioni disciplinari volutamente esemplari (si è arrivati fino a sessanta giorni di sospensione per impiegati, la cui colpa principale era stata quella di fumarsi una sigaretta in strada...)".

“Adesso – sottolinea ancora il dirigente sindacale – l'impegno di tutti deve essere ridare l'onore perduto a un ufficio e alle lavoratrici e lavoratori che in questi mesi hanno sopportato in dignitoso silenzio e senza ribattere la campagna di accuse e dileggi che si era inevitabilmente sviluppata in città, sui social e in qualche media, e che soprattutto, hanno continuato a lavorare con serietà e correttezza nell’interesse della collettività”.