“Nel Consiglio dei ministri di domani dovrebbe essere approvata l’agenda digitale. Non si conosce il testo definitivo, ma pare che non sarà previsto un Freedom of Information Act, cioè il diritto del cittadino a un controllo generalizzato sull’operato della pubblica amministrazione, come reclamato da tante associazioni e personalità”. Lo sostiene Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Di Vittorio.

“Per la pubblica amministrazione – spiega Fammoni - è evidente come uno strumento di partecipazione e soprattutto di controllo delle scelte e dei risultati potrebbe aumentare il tasso di fiducia dei cittadini nel pubblico e quanto un clima positivo potrebbe favorirne un funzionamento migliore. Anche le imprese dovrebbero porre più attenzione al tema. Un difficile accesso ai dati, anche in rapporto alle norme degli altri paesi europei, distorce la concorrenza e facilità la corruzione”.

“Trasparenza e accesso – continua Fammoni - sono uno dei punti qualificanti per affrontare non attraverso slogan, peraltro sbagliati, il tema della produttività di sistema. Allora perché no? Perché non inserire queste norme nella agenda digitale, prevedendo sanzioni se si frappongono ostacoli e obbligando a rendere comprensibile l’operato degli enti pubblici e il meccanismo dei processi decisionali?”

“Informazione, partecipazione e controllo significherebbero credibilità e un duro colpo alla sfiducia dilagante – conclude Fammoni - Fra i tanti diritti negati quello della conoscenza non è minore, anzi: un cittadino formato e informato è autonomo e quindi più libero. Ecco perché continuerà con forza la richiesta di questo atto”.