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La stima degli esuberi, considerata “prudenziale” dall'azienda, è del 31,8 per cento del personale, pari a circa 200 lavoratori. Venerdì 6 febbraio la Aviation Service, società di handling in diversi aeroporti italiani (Bologna, Catania, Napoli, Roma e Venezia), ha dichiarato lo stato di crisi e la riduzione dell’organico aziendale. Nei giorni precedenti la società, per far fronte alle conseguenze dell’epidemia di Coronavirus, aveva annunciato un piano di smaltimento di ferie e permessi e l’abbattimento degli straordinari. “Il settore aeroportuale è uno dei più colpiti in questa fase, il taglio di voli e passeggeri in seguito all'emergenza sanitaria è generalizzato”, spiega alla stampa locale il coordinatore Filt Cgil per l’aeroporto di Venezia Sandro Niero: “Ma questa fuga in avanti è inaccettabile. La situazione si può affrontare con la cassa integrazione straordinaria, come stanno facendo già altre società”. All’aeroporto Marco Polo di Venezia gli esuberi sarebbero un centinaio, più o meno equamente divisi tra impiegati e operai, a tempo pieno o parziale. “Chiediamo a Save ed Enac di intervenire per indurre Aviation Service a utilizzare gli ammortizzatori sociali a disposizione”, conclude Niero: “Non è il momento di aggiungere ulteriore preoccupazione a quella che già pesantemente grava sul Paese”.
Altrettanto inaspettata è stata la decisione della Semitec di cessare le attività e avviare le procedure per il licenziamento collettivo dei 280 dipendenti. Martedì 3 marzo scorso la società di servizi per le telecomunicazioni aveva dichiarato, nel corso del vertice al ministero dello Sviluppo economico, di aver depositato al Tribunale di Roma la richiesta di concordato preventivo. Poi, il giorno seguente (mercoledì 4 marzo), l’improvvisa accelerazione e l’annuncio della chiusura. “Un atto inaccettabile – commentano le segreterie nazionali di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil – nei confronti di tutti i soggetti coinvolti, lavoratori in primis, organizzazioni di categoria, istituzioni, che si sono rese sempre disponibili al confronto per cercare una soluzione che potesse far superare la fase di crisi, fino all'ultimo incontro, svoltosi nel pomeriggio del 3 marzo, durante il quale la Semitec non ha fatto il minimo accenno alla cessazione di attività”. I sindacati hanno subito chiesto “l’immediata attivazione del tavolo ai ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro”, annunciando anche che “si procederà all'invio della costituzione a livello nazionale per la procedura di licenziamento collettivo”. Va ricordato che nella riunione del 3 marzo i rappresentanti di Semitec avevano “ribadito – spiegavano le sigle dei metalmeccanici – la mancanza di liquidità per far fronte al pagamento degli stipendi arretrati e di tutte le altre spettanze” e che comunque “nessuna soluzione” era emersa per individuare soluzioni allo scopo di “dare continuità industriale e per il mantenimento dell’occupazione”.
A fine giugno 16 dei 24 dipendenti della Asa, la società concessionaria del trasporto pubblico locale di Andria, perderanno il posto di lavoro. La comunicazione è arrivata giovedì 5 marzo, a provocare il licenziamento collettivo è l’impossibilità per il Comune pugliese (in fase di pre-dissesto finanziario) di finanziare i “servizi minimi aggiuntivi” dal 1° luglio. L’azienda, inoltre, lamenta anche “i mancati incassi del terzo e del quarto trimestre 2019 e le difficoltà a far fronte agli impegni assunti”. La Filt Cgil Bat ha chiesto a Regione e Provincia “di trovare, di concerto con il commissario prefettizio, una soluzione per la copertura parziale o totale di quei costi che oggi il Comune non può coprire”, evidenziando che tra qualche mese “i lavoratori potranno godere della clausola sociale”, quindi essere riassunti in una nuova azienda (il bando per la riaggiudicazione del servizio, previsto per giugno, è stato spostato in avanti) e mantenere il contratto nazionale. Per giovedì 12 marzo, infine, è previsto un vertice sulla vertenza presso la sede della Regione Puglia.
Stato di agitazione al call center Abramo Costumer Care di Palermo, dopo l’annuncio della società (risalente a fine gennaio) di voler cessare i 60 contratti a tempo determinato in scadenza e di non stabilizzare i 260 contratti di apprendistato. Una decisione, motivata dal calo dei volumi di traffico della commessa Tim e al crollo delle attivazioni sul servizio 159 Wind, che l’azienda ha ribadito anche sabato 7 marzo, nel corso del vertice con sindacati e Comune. Abramo ha confermato lo “stato di crisi severa”, annunciando la presentazione a breve di un nuovo piano industriale per l'intero gruppo e confermando “l'importanza strategica” del sito siciliano. Slc e Nidil Cgil, Fistel e Felsa Cisl, Uilcom e Uiltemp Uil hanno giudicato “indispensabile la convocazione presso il ministero dello Sviluppo economico di un tavolo di crisi su Palermo, allo scopo di affrontare le questioni strutturali del settore e per impedire che, un'azienda dopo l'altra, si aggravi ancora la condizione finanziaria e occupazionale”, chiedendo al governo di garantire “tempestivamente” tutti gli strumenti idonei a “sostenere e accompagnare il settore dei call center nei processi di innovazione e riconversione necessari”.
Grandi sono le difficoltà del settore editoriale. Non fa eccezione la Rcs Mediagroup: dopo aver messo mano al taglio di circa 65 giornalisti tra Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport (c’è un negoziato in corso per i prepensionamenti), l’azienda ha annunciato l’allontanamento di circa 200 grafici e poligrafici (su 850 lavoratori, pari al 23 per cento del personale). La società guidata da Urbano Cairo ha avviato la trattativa con ministero del Lavoro, Regione Lombardia e sindacati (Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil): l’uscita dovrebbe avvenire in tre anni (110 quest'anno, 70 nel 2021 e 20 nel 2022), all'interno di un piano di riorganizzazione che dovrebbe prevedere anche investimenti in tecnologie digitali, sistemi informatici, sostegno delle testate online, formazione del personale.