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“Molti lavoratori in forza presso le rappresentanze diplomatiche straniere, per ragioni indipendenti dalla loro volontà, si stanno trovando ad affrontare una situazione delicata. A seguito di accertamenti dell'Agenzia delle entrate, è stato loro imputato il pagamento pregresso dell'Irpef, relativo a più anni, con la rateizzazione massima in due. In molti versano in una condizione di vera e propria indigenza, anche a causa delle loro retribuzioni, tutt'altro che elevate e spesso pagate in ritardo. Tutto ciò è avvenuto per ragioni non ascrivibili a loro responsabilità, perché nella maggior parte dei casi il Cud, ricevuto da parte dei datori, recava la dicitura ‘reddito esente da imposta’, rendendo impossibile il pagamento”. A denunciarlo sono Cgil, Filcams e Fp, che ieri hanno riunito questi lavoratori in servizio presso ambasciate, consolati, legazioni, istituti culturali e organismi internazionali in Italia, per informarli relativamente all'andamento della trattativa per il rinnovo della disciplina di lavoro e per evidenziare le gravissime difficoltà che stanno affrontando.
Una situazione, fanno sapere i sindacati, “frutto anche dell'inerzia di molte istituzioni estere operanti in Italia, nonché di norme poco chiare spesso avallate da pareri di istituzioni italiane, che non hanno reso possibile in passato il pagamento dell'Irpef”. Cgil, Filcams e Fp hanno scritto ai dicasteri del Lavoro, Esteri ed Economia “per trovare una soluzione, nonché provato a far introdurre emendamenti a disposizioni di legge, per permettere una rateizzazione superiore ai due anni, in modo da poter dare a questi lavoratori l'opportunità di sanare il proprio debito, garantendo loro una sopravvivenza dignitosa”. Ad oggi, continuano, “non ci sono riscontri alle nostre richieste e per questo abbiamo sollecitato un'interrogazione parlamentare per chiedere al governo di affrontare subito il problema”.
Per il sindacato, “l'accanimento contro questi lavoratori è incomprensibile e i ministeri competenti, così come il governo e il Parlamento, hanno il dovere di dare risposte a questi cittadini, che in molti casi operano in condizioni lavorative precarie, spesso vessatorie, a causa della situazione peculiare relativa alla condizione di extraterritorialità. Durante l'assemblea è stato rivolto da lavoratrici e lavoratori un accorato appello affinché sia avviata in tempi strettissimi la trattativa presso il ministero del Lavoro, per il rinnovo della disciplina di rapporto di lavoro di questi lavoratori, scaduta a dicembre 2019: spesso è l'unico strumento che permette di regolamentare i loro diritti e il loro salario ed è stata citata in numerose sentenze della giurisdizione in difesa dei diritti di questi lavoratori. La proposta di revisione della disciplina, elaborata insieme a Cisl e Uil, è stata presentata da alcuni mesi. Riteniamo che il ministero del Lavoro si stia muovendo con un ritardo incomprensibile e inaccettabile e lo invitiamo a convocarci nel più breve tempo possibile o sarà tempo di pensare a forme di mobilitazione”.