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Un castoro di peluche, in piedi su di un cumulo di macerie, guarda il corso Umberto, intorno l'assoluta devastazione. È una visione apparentemente surreale, nella sua innocenza, piazzata lì nel mezzo del corso di Amatrice, a pochi passi dal "palazzo rosso" rimasto miracolosamente in piedi e a pochi metri dal Comune disintegrato. Di fronte la Torre Civica con i suoi orologi fermi alle 3,36 di quel dannato 24 agosto, quando la terra ha tremato, e lo ha rifatto poco dopo, causando ad Amatrice, nelle sue frazioni, e poi in Umbria e nelle Marche, una quantità inconcepibile di vittime, circa 300. Numero non definitivo, vista la mole ancora non quantificata di dispersi.
Pare essere fuori contesto il pupazzetto di peluche: intorno polvere, sassi e mattoni, metalli piegati e elementi indistinti. Alzi la testa, guardi nelle case, e percepisci una normalità spezzata d'improvviso, sbirciando nell'intimità delle camere da letto. Ma è una curiosità difficile da reggere, è disgustosa invadenza, e abbassi lo sguardo. Ti fai largo tra le macerie, incespicando su una strada disconnessa fatta di pietre ammassate, e d'improvviso appare il castoro. Una visione che spiazza, pensi sia fuori contesto, e invece è lì, tra quel cumulo che nulla distingue, per farti ripiombare nella realtà. Un colpo che ti sveglia dal torpore. Solo allora ti rendi conto che quell'ammasso apocalittico intorno a te, sotto ai tuoi piedi, davanti ai tuoi occhi, è ciò che resta di Amatrice, delle sue 230 vittime e della sua quotidianità interrotta per effetto di due scosse violente e lunghe registrate il 24 agosto.
Siamo andati ad Amatrice, in silenzio e con rispetto, per incontrare i vigili del fuoco impegnati nelle operazioni di gestione dell'emergenza, farci raccontare il lavoro fatto nella settimana trascorsa. Un incontro iniziato a Città Reale, comune sempre della provincia di Rieti e a circa 20 chilometri da Amatrice, dove è stato allestito il Comando operativo avanzato del corpo: un grande campo base costruito per ospitare fino a 300 dei vigili del fuoco impegnati nelle operazi oni di soccorso ad Amatrice e nelle sue oltre 70 frazioni.
Da questo campo logistico la colonna di vigili del fuoco, provenienti da diverse regioni di Italia, si muove per raggiungere lungo vie di fortuna, Amatrice e le sue frazioni. Ed è dietro a uno dei convogli speciali del corpo che raggiungiamo il centro città. Da lì entriamo nella zona rossa, scortati dai vigili in servizio. Oggi la situazione è più gestibile, è il giorno dei funerali e, tolte alcune zone, come quella dell'Hotel Roma, dove ancora si cercano dispersi, il resto del centro di Amatrice è totalmente vuoto. Silenzio e polvere, il crepitio delle pietre sotto le scarpe, i cani dei carabinieri alla ricerca, in lontananza i mezzi dei vigili sul luogo del crollo dell'hotel.
Non ha senso descrivere con le parole il paesaggio che ci circonda, d'altronde siamo qui per conoscere il lavoro, nonché lo stato, dei vigili del fuoco e di tutta la complessa macchina organizzativa messa in piedi in queste ore per rispondere all'emergenza. E ad accompagnarci in questo percorso il caposquadra esperto, Alessandro Del Monte, e l'ispettore, Maurizio Doddi. Nelle loro parole la straordinaria professionalità del corpo, quello strano miscuglio di lucidità ed empatia con la quale riescono a gestire situazioni complesse di emergenza, in connessione con la popolazione locale. Nella consapevolezza cioè che stabilire una linea di contatto emotivo è il solo modo per affrontare il dramma che qui ad Amatrice, così come in tutti i comuni coinvolti, i cittadini stanno vivendo, portando al tempo stesso soccorso e sollievo.
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Nella delegazione della Fp Cgil, il segretario nazionale Salvatore Chiaramonte e il coordinatore nazionale di vigili del fuoco della categoria, Danilo Zuliani, ragionando su quanto visto, al termine della giornata, spiegano: “Ci siamo resi conto di persona della grande attività che tutte le lavoratrici ed i lavoratori pubblici stanno svolgendo per prestare soccorso e aiuto alle popolazioni così duramente colpite”. Non solo il corpo dei vigili del fuoco, ma anche “operatori sanitari, forestali, polizia, carabinieri, volontari, che stanno profondendo il massimo delle loro energie per dare il proprio contributo, ognuno per la sua responsabilità, per assicurare alla cittadinanza l’assistenza necessaria”.
Un grande lavoro, quello messo in campo in queste ore, con le inevitabili criticità che il rispondere alle emergenze comporta, ma che non inficia affatto le operazioni. La stessa segreteria nazionale della Funzione pubblica Cgil, sempre nella giornata di ieri, ha diffuso una nota per sottolineare come “non smetterà mai di essere riconoscente alle donne e agli uomini che ci onoriamo di rappresentare, a partire dai lavoratori dei territori colpiti, il Lazio, le Marche, l’Umbria e l’Abruzzo, ma anche al resto del Paese che dal Nord e dal Sud ha dimostrato da subito una straordinaria solidarietà. Dal profondo del nostro cuore, vorremmo esprimere ancora una volta vicinanza alle persone così duramente colpite e ringraziare tutte e tutti gli operatori che continuano a impegnarsi senza risparmio alcuno”. Non c'è altro da aggiungere.