“Il mio voto va rispettato”. Con questo slogan Cgil, Federconsumatori e Liberacqua hanno lanciato oggi la campagna di “obbedienza civile” per chiedere ai gestori dell’acqua di Palermo e provincia, Amap e Aps, di rispettare quanto sancito con il voto al referendum per l’acqua pubblica del 21 luglio scorso. Sui siti delle tre associazioni sono disponibili i moduli per chiedere i rimborsi delle tariffe, per la parte non dovuta, caricata sotto la voce “profitti”.

"Se non saranno le istituzioni a far rispettare l’esito del referendum, lo faranno le cittadine e i cittadini con un’azione individuale che consiste nel chiedere al gestore del servizio idrico, tramite una lettera, l’abbattimento  delle fatture relative ai periodi successivi al 21 luglio 2011, per una quota pari alla riduzione della componente della remunerazione del capitale investito, che è il 7 per cento della sommatoria degli investimenti effettuali", spiegano il componente  della segreteria Cgil di Palermo, Ennio Li Greci, il presidente di Federconsumatori, Lillo Vizzini e Salvatore La Spisa, responsabile di Liberacqua.
  
Dunque, sono due le richieste: il rimborso, che oscilla intorno al 10-25 per cento della tariffa versata, in base alla fascia di appartenenza, e la diffida al gestore nel continuare a caricare l’onere non dovuto. "Se non otterremo risposta – aggiungono Cgil, Federconsumatori e Liberacqua – siamo intenzionati a far partire un’azione legale: inonderemo il giudice di pace di richieste di rimborsi, chiedendo la disapplicazione di quanto ingiustamente caricato». I tre soggetti promotori della campagna spiegano che è stata chiamata di “obbedienza civile”, perché non si tratta di “disubbidire” a una legge ingiusta, ma di “obbedire” alle leggi in vigore, così come sono state modificate dagli esiti referendari: "Lo scopo principale è ottenere l’applicazione del risultato che è inequivocabilmente scaturito dal referendum e la restituzione di quanto indebitamente pagato".