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“Oggi al Centro di finitura dell'Ast di Terni è stato sottoscritto un verbale di accordo con la direzione aziendale che, come delegati Fiom Cgil, non abbiamo firmato, perché non ne condividiamo metodo e contenuti”. Inizia così la dura nota con la quale i delegati della Cgil delle acciaierie di Terni spiegano le ragioni della mancata firma sull'accordo che sancisce una riorganizzazione del lavoro all'interno del reparto.
“Nel metodo – scrive la Fiom – è inaccettabile che l’azienda arrivi con un pre-accordo, probabilmente già preconfezionato con alcuni, presentando il ‘piatto’ già pronto alla delegazione, senza margini di discussione e/o contrattazione. Nel merito – continua – è inaccettabile che si affermi il principio secondo cui si possono fare riduzioni di organico, ulteriori razionalizzazioni e smantellamento di enti, come quello, in questo caso, della qualità, in cambio di n. 4 livelli”.
“Come delegati Fiom Cgil – prosegue la nota – non siamo voluti essere complici di questo percorso e quindi accettare implicitamente un aumento di carico di lavoro per gli operatori e per i preposti, stravolgendo l’organizzazione del lavoro a favore sempre dell’azienda.
Nello stesso verbale è chiaro che la formazione verrà fatta per aumentare funzioni e responsabilità dei lavoratori, con l’obiettivo della polivalenza, ma non sono chiari i percorsi di riconoscimento professionale verso gli stessi”.
Insomma, secondo la Rsu Fiom, “se passa la logica che si può ridurre l'organico, esternalizzare, sopprimere mansioni, aumentare carichi di lavoro in cambio di qualche livello o riconoscimento economico, l’azienda non esiterà ad applicare questo stesso metodo in tutte le altre aree”. “Pensiamo, al contrario – concludono i delegati della Cgil – che gli aspetti organizzativi siano fondamentali per i risultati produttivi aziendali e non possano essere materia di baratto. Riteniamo dunque quanto successo irrispettoso, anche a fronte dell’azione unitaria che stiamo mettendo in campo nel contrastare politiche aziendali che stanno, a nostro avviso, indebolendo gli aspetti produttivi e occupazionali del sito”.