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“Le affermazioni dei ministri e del presidente del Consiglio, che dipingono il nostro Paese quale leader mondiale nel contrasto ai cambiamenti climatici, evidenziano tutte le contraddizioni delle politiche governative, miopi e reazionarie”. Così Danilo Barbi, segretario confederale della Cgil commenta quanto emerso dagli Stati generali sul clima dello scorso 22 giugno, promossi dal governo in vista della COP 21 che si terrà a Parigi il prossimo autunno.
“Vogliamo ricordare al premier Renzi che nel corso degli Stati generali ha dichiarato: 'il nemico numero uno è il carbone' che - prosegue il dirigente sindacale - in Italia sono ancora attive tredici centrali a carbone per la produzione di energia elettrica e due di queste, Brindisi sud e Torrevaldaliga Nord a Civitavecchia, sono tra le prime trenta più inquinanti d’Europa”. All'esecutivo, Barbi chiede un impegno serio nel processo di decarbonizzazione dell'economia che, spiega “deve essere accompagnato da interventi di sostegno al mercato del lavoro per garantire la ricollocazione dei lavoratori dei settori altamente inquinanti che verranno dismessi e la creazione di nuova qualificata occupazione, attraverso investimenti, partecipazione dei lavoratori, riqualificazione delle competenze e dei curriculum verso i nuovi settori dello sviluppo sostenibile, protezione sociale e rispetto dei diritti dei lavoratori”.
Anche sul versante dei cambiamenti climatici l'impegno del governo risulta insufficiente: “non ha in mente nessuna azione di mitigazione del rischio, siamo infatti l'unico dei grandi Paesi europei a non avere alcuno strumento strategico che fissi obiettivi e tappe di riduzione delle emissioni di gas serra, ma propone solo azioni di adattamento, ovvero: come far fronte alle modifiche del clima, date ormai per acquisite, e rispondere agli impatti dovuti all'aumento delle temperature e delle precipitazioni, alla riduzione delle risorse idriche e all'aumento della frequenza degli eventi estremi”.
Per la Cgil la COP 21 di Parigi 2015 è “una tappa fondamentale” nella lotta ai cambiamenti climatici. “Per questo motivo - spiega Barbi - siamo impegnati, anche all'interno della 'Coalizione italiana clima', per far sì che a Parigi venga siglato un accordo ambizioso e giuridicamente vincolante per il mantenimento del riscaldamento globale ben al di sotto dei 2° C, possibilmente 1,5°”. Un accordo che, sottolinea il dirigente sindacale “dovrà contenere le richieste del movimento sindacale globale per la giusta transizione e il lavoro dignitoso”. L'accordo di Parigi dovrà essere “equo e prevedere aiuti economici e trasferimento tecnologico dai paesi più ricchi a quelli più poveri. E' necessario – avverte Barbi - un impegno globale all'eliminazione di ogni tipo di sostegno alle fonti fossili e alle produzioni dannose per l’ambiente”. Allo stesso tempo, l'accordo di Parigi “dovrà garantire il rispetto dei diritti umani e dei lavoratori: a partire dalla sicurezza alimentare, dal diritto alla terra, all'acqua, alla sicurezza energetica e alla ricerca della piena occupazione. Dovrà garantire il rispetto dei diritti delle popolazioni indigene e delle future generazioni prevedendo meccanismi di partecipazione e di autodeterminazione delle popolazioni”.
La Cgil, nell'ambito delle posizioni condivise ed espresse dalle confederazioni sindacali europee e internazionali ETUC e ITUC, ricorda Barbi “è impegnata nell'azione per il clima, convinta che solo un nuovo modello di sviluppo sostenibile dal punto di vista sociale, economico, industriale e ambientale possa garantire giustizia sociale, equità, piena occupazione, rispetto per la terra e per le future generazioni. Come ci ricorda la segretaria generale della ITUC Sharan Burrow: “Non c'è lavoro in un pianeta morto”, anche per questo l'azione climatica è una questione sindacale” sottolinea il segretario confederale.
Al fine di contrastare i cambiamenti climatici, perseguire la sicurezza energetica, aumentare la produttività delle imprese riducendo i costi delle materie, tutelare l'ambiente e la salute, ma anche per cogliere tutti i vantaggi competitivi del cambiamento e sviluppare un settore produttivo industriale nazionale che offra prospettive di crescita economica ed occupazionale, conclude Barbi “per la Cgil è fondamentale che in Italia ci sia un'accelerazione della transizione energetica verso un modello basato su efficienza, fonti rinnovabili e lo sviluppo dell'economia circolare”.