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“La vicenda della Hatria è uno degli esempi più spietati degli effetti prodotti dalla deindustrializzazione e dalla finanziarizzazione dell’economia”. Così Filctem Cgil e Femca Cisl di Sant’Atto (Teramo), commentando la situazione dell’azienda di apparecchi igienici e sanitari in ceramica per il bagno, che ha annunciato 55 licenziamenti (su 185 dipendenti). Dopo l’incontro di lunedì 2 ottobre presso la Regione Abruzzo, nel quale l’impresa ha ribadito l’intenzione di procedere agli esuberi, per oggi (giovedì 5 ottobre) i sindacati hanno organizzato un’assemblea pubblica aperta (alle ore 11) davanti ai cancelli dell’azienda, cui partecipano anche tutti i sindaci del territorio.
Mercoledì 4 ottobre il segretario confederale Cgil Maurizio Landini è andato davanti ai cancelli dell'azienda per portare ai lavoratori la solidarietà della Confederazione. “Il sindacato ha mostrato ampia disponibilità, tranne quella di accettare i licenziamenti: adesso è importante costruire attorno a questa disponibilità un sostegno delle forze politiche e istituzionali locali” ha detto l’esponente Cgil, rimarcando che l’azienda deve capire che “i licenziamenti non sono la soluzione del problema. Se si vuole continuare a produrre anche nel futuro c'è bisogno di investire su prodotti e processi produttivi”. Per Landini la proprietà, ossia il Fondo CoBe Capital Lcc, deve “rispondere al territorio perché sta utilizzando le competenze e il saper fare di questi lavoratori”, ma deve anche rendersi conto che “non si è disponibili a chinare il capo ulteriormente o a cedere ai licenziamenti. Utilizzino la saggezza e diano il via a un confronto vero”.
Filctem e Femca hanno formulato all’azienda una proposta di “estremo sacrificio” (oltre alla perdita già conclamata del contratto integrativo aziendale) che prevede: riduzione di orario (part-time) differenziato per reparto ed esteso a tutte le maestranze con conseguente perdita di salario, piano di gestione dell’organizzazione del lavoro per concordare tutti gli aggiustamenti finalizzati all’ottimizzazione e all’efficienza degli impianti, accompagnamento al pensionamento senza incentivo ed esodo incentivato per i lavoratori volontari. Ma hanno “dovuto prendere atto dolorosamente che l’azienda è chiusa a qualunque soluzione di mediazione che non preveda tagli occupazionali, come unico presupposto per il recupero dell’efficienza”. Una chiusura che “danneggia ulteriormente la situazione e rischia di esasperare gli animi con conseguenze imprevedibili”.
I sindacati rimarcano che “lo scenario attuale getta un’ombra su tutta la vicenda che ha contraddistinto la cessione dell’Hatria, che si sta delineando come uno degli esempi più spietati degli effetti prodotti dalla deindustrializzazione e dalla finanziarizzazione dell’economia”. Va ricordato, infatti, che “il Fondo CoBe Capital Llc ha acquistato l’Hatria dal gruppo Marazzi, a sua volta proprietà di Mohawk Industries, per una somma simbolica. In questi anni il Fondo non ha mai investito o ricapitalizzato l’azienda, limitandosi a gestire il valore del capitale lasciato dal gruppo Marazzi”.