Negli ultimi anni la produzione di amianto è crollata drasticamente in tutto il mondo, quasi dimezzandosi. Sono solo tre i paesi che continuano a estrarre la fibra mortale. Dopo il divieto, in Brasile, di produrre e utilizzare asbesto, sono rimasti infatti solo Russia, Cina e Kazakistan. È quanto scrive Cancerhazards.org riportando i nuovi dati provenienti dallo United States Geological Survey (Usgs), che rivelano il forte calo della produzione di amianto: da circa 2,1 milioni di tonnellate nel 2012 a circa 1,4 milioni di tonnellate nel 2015.

In Russia - che è stata accusata di promuovere le vendite di amianto, in particolare in Asia – il consumo interno è diminuito. La stessa tendenza è stata riscontrata in Cina. I dati relativi a entrambi i paesi per il 2016 e le cifre provvisorie per il 2017 indicano che la produzione è “piatta”, stando a un'analisi dettagliata delle cifre Usgs pubblicata sul sito dell’International Ban Asbestos Secretariat.

Il calo mondiale “dipende principalmente da una revisione dei livelli di produzione russi, che le precedenti relazioni Usgs avevano registrato come praticamente stabili a circa 1 milione di tonnellate all'anno (dal 2007)”, si legge nell’analisi firmata da David Allen e Laurie Kazan-Allen .

“Anche le stime per la produzione di amianto cinese sono state tagliate di quasi il 50% nel 2014 e nel 2015. Le revisioni in Brasile e Kazakistan sono state meno sensibili, tuttavia le stime iniziali di produzione per il 2015 sono state ridotte del 15% in entrambi i paesi”, prosegue l’analisi.

“Non sappiamo esattamente su quali basi siano state stabilite le nuove stime Usgs, ma osservatori affidabili le ritengono coerenti con quanto hanno visto sul terreno”, aggiungono i due analisti, ricordando che le stime di produzione Usgs per il 2016 e il 2017 (provvisorie) non mostrano cali ulteriori, con la produzione russa in lieve aumento (circa 690.000 tonnellate) e quella cinese che si attesta a 200.000 tonnellate annue.

Nel 2014 – sempre in base a dati consultabili sul sito Usgs – il consumo mondiale apparente di amianto è diminuito del 2%, da 2,06 a 2,01 milioni di tonnellate. Diminuzioni in consumo di oltre 10.000 tonnellate sono state rilevate in Cina, Indonesia, Kazakistan, Tailandia e Ucraina, mentre il consumo in Brasile, India e Sri Lanka è aumentato di più di 10.000 tonnellate. La Cina era il principale consumatore di amianto nel 2014, seguita da Russia, India, Brasile, Indonesia, Uzbekistan, Vietnam, Sri Lanka, Thailandia e Kazakistan. Questi dieci paesi collettivamente hanno coperto il 95% del consumo di amianto in tutto il mondo. La produzione mondiale di fibra di amianto nel 2015 è stata stimata intorno a 2,03 milioni di tonnellate. La Russia è stato il principale produttore di amianto, seguito da Cina, Brasile e Kazakistan. Questi quattro paesi hanno rappresentato quasi il 100% della produzione globale.

Venendo all’Italia, a 26 anni dal varo della legge 257 (1992), che mise al bando la lavorazione e l’utilizzo dell’amianto, ancora troppo poco è stato fatto sul versante del censimento e del risanamento dei siti inquinati. Nel nostro paese, 4 mila persone all’anno continuano a morire per malattie correlate all’esposizione alla fibra killer.

(D.O.)