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Nella giornata mondiale dei diritti dell’uomo si torna a parlare di politiche di accoglienza e di inclusione sociale. Lo fa il sindaco di Roma Ignazio Marino all’indomani delle numerose iniziative promosse dall’associazione 21 Luglio attraverso la campagna "Romaidentity – Il mio nome è Rom".
Dopo il concerto al Teatro Argentina di lunedì 8, che ha visto il tutto esaurito per lo spettacolo con artisti rom di vari paesi europei, e in concomitanza con gli scandali legati all’inchiesta “Mafia Capitale”, l’amministrazione capitolina ha deciso di dare un segnale forte e di impegno per risolvere il nodo dell’integrazione della popolazione romanì (la mappa).
Che i campi rom siano luoghi di segregazione, peraltro gestiti sborsando somme ingenti, non è proprio una novità. Carlo Stasolla, presidente dell’associazione 21 Luglio, lo ripete da tempo e solo pochi mesi fa lo aveva dichiarato senza mezzi termini in occasione della presentazione del dossier Campi Nomadi S.p.A., mettendo in evidenza tutte le falle di un sistema fondato arbitrariamente sull’emergenza. Soltanto nel 2013, infatti, sono stati spesi circa 25 milioni di euro per i villaggi di solidarietà, otto quelli regolari autorizzati dal Comune e altrettanti quelli tollerati.
Esattamente venti anni fa, nel 1994 con la giunta Rutelli, è stato realizzato a Roma il primo campo a via Salviati, mentre l’ultimo risale al 2012 in zona La Barbuta. Recentemente la Commissione europea si è pronunciata contro il sistema dei campi nomadi, riconoscendo la violazione dei diritti umani e paventando l’apertura di una procedura d’infrazione contro il governo italiano per condannare la politica discriminatoria e le pratiche degli sgomberi forzati.
Alexian Santino Spinelli – musicista e compositore che insieme al suo gruppo e all’Orchestra europea per la Pace ha partecipato al concerto Roma suona Rom – denuncia la condizione di apartheid che si vive all’interno dei campi rom. “Sono uno scandalo razziale – dice Alexian – e il fatto che si faccia business su immigrati e rom rappresenta un crimine contro l’umanità. Le istituzioni devono azzerare le modalità fino ad oggi applicate, eliminando i rapporti con le organizzazioni collegate alla criminalità e promuovendo immediatamente la creazione di una consulta romanì composta esclusivamente da rom e sinti. I rom sono in grado di autorappresentarsi anche senza la mediazione di associazioni laiche o religiose. Se si combatte la segregazione si combattono anche l’economia di sopravvivenza e l’illegalità. Bisogna agire non solo a livello sociale e abitativo, ma anche a livello culturale per smontare pezzo dopo pezzo il pregiudizio”.
Il programma di Romaidentity, per la sensibilizzazione in tema di diversità e inclusione, prosegue domani mattina al Senato, con il convegno “Il popolo Rom: dall’emarginazione all’integrazione possibile”, e la sera con lo spettacolo “Senza Confini - Ebrei e Zingari” scritto e interpretato da Moni Ovadia al Teatro Vittoria.