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In una lettera inviata a tutte le donne della Flai Cgil, la segretaria generale della Flai Cgil, Ivana Galli, vuole dedicare la giornata dell’8 marzo a Paola Clemente, la bracciante pugliese morta a luglio di due anni fa nei campi, mentre lavorava alla acinellatura dell’uva. “Paola – si legge nella lettera - può rappresentare oggi, con la sua morte che poteva essere evitata, l’emblema della condizione in cui si trovano tanti lavoratori e lavoratrici, italiani e stranieri. Paola faceva un lavoro faticoso e non degnamente riconosciuto, era assunta da strane agenzie interinali, riceveva una busta paga non regolare ed era trasportata per chilometri da Taranto ad Andria da quelli che possiamo definire solo caporali, caporali senza scrupoli, ingaggiati da datori di lavoro altrettanto spregiudicati e determinati a guadagnare sulla pelle dei lavoratori. Gli arresti di alcune settimane fa, nei confronti di sei persone legate in qualche modo al lavoro di Paola Clemente, ci auguriamo che possano far luce su questa filiera di illegalità che troppo spesso governa il mercato del lavoro in agricoltura".
"Allo stesso modo chiediamo che la Legge 199, in vigore dallo scorso novembre, contro lo sfruttamento in agricoltura sia applicata, resa cogente, attivando tutte le possibilità in essa contenute e non solo sul versante repressivo ma, soprattutto, per quello che riguarda lo sviluppo di azioni che possano delineare un nuovo mercato del lavoro in agricoltura agendo su incrocio domanda-offerta di lavoro in modo legale e trasparente, trasporto, alloggi. Paola era una donna ancora giovane, una mamma attenta, una lavoratrice che ha pagato con la vita un sistema lavorativo malato, un sistema che noi, come Flai Cgil, abbiamo sempre denunciato, denunciamo ogni giorno e soprattutto contrastiamo con tutti gli strumenti a nostra disposizione. Paola – conclude Ivana Galli - per noi, quest’anno è l’8 marzo, non solo nel ricordo di una perdita ma nella voglia di riscatto per aiutarci a dire e a creare, tutte e tutti insieme, le condizioni affinché “mai più” ci siano lavoratrici sfruttate”.