Il racconto dell’esperienza del partigiano Brancaleone e l’omaggio alle vittime sul lavoro ad un anno dall’incidente di via Milano costato la vita a Nicola Delvecchio, l’operaio dell’Italgas di Margherita di Savoia. È il 25 aprile a Barletta, contrassegnato dal ricordo e dalla memoria. La prima storia è quella di Franco ed Anna, due giovani che non si conoscevano neanche: l’uno deve la vita all’altra. Sullo sfondo il fronte e la famiglia lasciata prima di partire e ritrovata al ritorno dalla guerra. Lui è Francesco Gammarota di Barletta, Brancaleone in battaglia, il nome di uno dei cavalieri della Disfida, lei si chiama Anna Mascherini, staffetta di Voghera, così si definivano le donne che si prendevano cura dei partigiani. La ragazza portava da mangiare ogni giorno a Franco, poi più nulla. Brancaleone capì: la giovane eroina era stata uccisa perché si rifiutava di rivelare il nascondiglio dei partigiani.
Di questo rapporto e della storia d’amore tra i suoi nonni parla la nipote del partigiano, Paola Gammarota, nel suo libro intitolato “Il partigiano Brancaleone. Il tempo di un ricordo” che sarà presentato il prossimo 25 aprile, nell’anniversario della Liberazione d’Italia, alle ore 11.30 presso il foyer del teatro Curci di Barletta, nell’ambito dell’iniziativa organizzata dalla Cgil Bat, dallo Spi Cgil e dall’Anpi Bat in collaborazione con l’Archivio della Resistenza e della Memoria e con il patrocinio del Comune di Barletta. Interverranno il sindaco, Pasquale Cascella, il nuovo segretario generale dello Spi Cgil Puglia e ancora segretario generale della Cgil Puglia, Gianni Forte, il presidente dell’Anpi Bat, Roberto Tarantino e Luigi Di Cuonzo, responsabile dell’Archivio della Resistenza e della Memoria di Barletta.
“Il mio è stato un approccio intimistico-sentimentale verso un periodo storico che ha segnato l’intera umanità e nello specifico la vita di un ragazzo partigiano (mio nonno) partito al fronte inconsapevole di rischi e pericoli, ma spinto da ardore per una libertà da riconquistare a qualunque costo”, spiega l’autrice rivelando come ogni volta che nonno Francesco le raccontava di quegli anni non parlava mai della guerra e del fronte perché erano cose da leggere aprendo qualsiasi libro di storia. Focalizzava l’attenzione sulla sua esperienza di uomo costretto a combattere e a vivere in trincea per la libertà e per la democrazia. “La cornice di ogni aneddoto - conclude Paola Gammarota - era sempre l’amore per mia nonna e per la sua famiglia, lì si inseriva il legame con Anna nato nell’estrema difficoltà della vita di cui è stato testimone, senza trionfalismi, durante la sua esistenza”.
La presentazione del libro sarà seguita dalla proiezione del video “Il partigiano Brancaleone” e del corto realizzato dagli studenti dell’istituto “G. Colasanto” di Andria “Il coraggio di Anna”.
Al termine della conversazione sulla Resistenza, intorno alle ore 12.30, dal teatro Curci partirà un corteo che approderà in via Milano, sul luogo dello scoppio in cui un anno fa perse la vita l’operaio dell’Italgas, Nicola Delvecchio di Margherita di Savoia, morto mentre faceva nient’altro che il suo dovere; chiamato, come spesso accade, in un giorno di festa per un intervento urgente. Saranno presenti gli amici ed i colleghi di Nicola, quelli stessi che quel giorno erano lì con lui e che miracolosamente sono scampati alla morte, così come interverranno anche alcuni rappresentanti dell’azienda. Nell’occasione sarà, inoltre, reso omaggio a tutte le vittime sul lavoro in giorni in cui le cronache nazionali riportano quotidianamente nuove tragedie e parlano di altre morti bianche.
“Il 25 aprile, purtroppo, per Barletta, per Margherita di Savoia (città natale di Nicola) e per noi tutti non è più solo il giorno in cui ricorre la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Questa data - commenta Luigi Antonucci, segretario generale Cgil Bat - rappresenta l’ennesima occasione (avremmo preferito non ce ne fossero altre) per non dimenticare tutti gli operai della nostra terra che, esattamente come fece Nicola un anno fa, sono usciti di casa al mattino per andare a lavorare e non vi hanno fatto mai più ritorno”.