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Se il 2015 è l’anno del lavoro accessorio, dicembre, con 12.505.226 euro spesi in voucher, ne è senz’altro il mese. Un’esagerazione, sì, ma non del tutto. Dai dati appena diffusi dall’Inps sul valore acquistato in buoni del lavoro da 10 euro nel 2015, non solo dicembre è il mese in cui il ricorso al lavoro ultraflessibile appare maggiore (il 10,9% sul 2015), ma sembra anche il mese in cui il ricorso ai voucher cresce di più (+18,5% sul mese precedente).
Purtroppo, anche in questo caso, il mancato dettaglio sul primo semestre dell’anno – che, se mai lo sarà, non è ancora stato diffuso – rende necessario l’uso di verbi estimativi, come “apparire” o “sembrare”. Ciò non riduce, però, l’importanza del fatto che, con dicembre, il secondo semestre vede crescere significativamente il ricorso ai voucher rispetto al primo: 65.025.085 euro acquistati tra luglio e dicembre, a fronte di 49.896.489 euro acquistati tra gennaio e giugno.
Nel 2015 superato il miliardo di euro
Voucher: quando è il pubblico a sfruttarli
La mappa dell'utilizzo in Italia
Per meglio osservare tale tendenza, nel grafico qui sotto abbiamo sintetizzato le distribuzioni annuali della spesa complessiva in voucher di ciascuna regione (nel primo semestre abbiamo usato la media mensile della spesa a giugno 2015). Nel cerchio più esterno è rappresentata la distribuzione nazionale. Mentre, man mano che ci si avvicina al centro, si passa dalle Isole, al Meridione, al Centro, al Nord-Est fino al Nord-Ovest.
Nella rappresentazione si nota facilmente come la massima incidenza nella spesa si concentri nei mesi di luglio e dicembre (10,5% e 10,9%), con modalità però differenziate su base regionale. Mentre, infatti, nel mese di luglio l’incidenza maggiore è rilevata nelle circonferenze più esterne, quelle cioè delle regioni meridionali, il mese di dicembre si caratterizza per la maggiore incidenza delle regioni settentrionali, rappresentati nel grafico nei cerchi più interni.
Anche nel mese di dicembre, a fare la media nazionale sono soprattutto le regioni del settentrione. Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte, con – rispettivamente – 2.397.306, 1.607.282, 1.489.596 e 1.062.255 euro, che determinano il 52,3% della spesa mensile.
Nella tabella allegata (clicca per vederla) si osserva come proprio le regioni che incidono di più sul dato nazionale sono anche quelle in cui la variazione mensile è meno importante. Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto variano, rispettivamente, dell’11,9, 12, 12,9 e 14%, dati molto distanti sia dal +114,7% della Valle d’Aosta, sia dai più conformi +37,3% e +34,1% di Calabria e Puglia.
In assenza di dati ufficiali più specifici, non è possibile ragionare sui settori o sui percettori coinvolti dal ricorso ai voucher. Plausibilmente, l’exploit di alcune regioni settentrionali si accompagna all’apertura della stagione turistica invernale, dato che variazioni similmente intense si sono registrate nel mese di dicembre degli scorsi anni e nelle stesse regioni. Un’ipotesi, anche questa, che mette inevitabilmente in discussione il carattere “accessorio” del lavoro usa-e-getta facilitato dal Jobs Act.