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Può il Sud rinunciare a 1.800 posti di lavoro? Può la Calabria, soprattutto, fare a meno di 1.800 posti di lavoro? È quello che succederà se, come è molto probabile, non saranno rinnovate molte commesse a Infocontact (tra le quali quella di Wind, in scadenza il 31 gennaio, che coinvolge circa 300 lavoratori). È il frutto perverso di un sistema, quello delle commesse e degli appalti, con scarse garanzie per i lavoratori, rispetto al quale il caso Infocontact è purtroppo solo una delle tante, costanti manifestazioni, che questa volta, in una terra senza lavoro, colpirà gli operatori e le famiglie di Catanzaro, Vibo Valenzia e Catanzaro.
La campagna mediatica virale partita da i lavoratori per denunciare la drammatica situazione di queste famiglie è già un piccolo successo mediatico. Oltre all’hashtag (#1800senzafuturo) è stato creato un profilo Twitter e una pagina Facebook. Lo slogan che accompagna il tutto non lascia spazio a dubbi: “Siamo incazzati neri!”, “gridano” i lavoratori che denunciano: “Dopo un anno di sacrifici e oltre 700 posti di lavoro già persi siamo all’epilogo. Il 31 gennaio è in scadenza il contratto di Wind Infostrada in cui sono impegnate 300 persone (…) Ora basta! Siamo stanchi ma ancor più siamo incazzati! Non resteremo inermi non riusciranno a lasciare #1800senzafuturo”. Nel giro di poche ore sono pervenuti oltre 3.000 messaggi, mentre è già arrivato il sostegno, oltre che del segratario generale della Cgil, Susanna Camusso, di “twistar” come Fiorella Mannoia ed Enrico Ruggeri. La pagina Facebook ha già raccolto migliaia di “mi piace”.
Naturalmente la trasformazione del successo mediatico in successo della lotta politica-sindacale non è scontata. Ci sono in gioco grandi questioni di sistema che coinvolgono l’intero settore – privo di governo – e che, non a caso, in questi mesi stanno seriamente mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro anche in Almaviva, che rischia di lasciare per strada 1.300 persone a Palermo “grazie” a un bando europeo Wind il cui taglio dei costi non è sostenibile senza, sostanzialmente, derogare a minimi contrattuali (e Almaviva ha altri 2.000 esuberi in tutta Italia). Sempre in Sicilia, poi, c’è il caso – solo parzialmente diverso – dei 375 operatori 4U, in sciopero dal 12 gennaio perché da tre mesi senza stipendio. Da novembre l’azienda, a forte rischio di ridimensionamento dopo il mancato accordo con Call&Call, ha messo in cassa integrazione a rotazione 130 dipendenti, dopo due anni di contratti di solidarietà.
Serve insomma una regolazione delle gare di appalto per evitare ribassi sconsiderati e tutele nei passaggi di commessa per i lavoratori: un sistema regolatorio che il sindacato chiede invano da anni. Intanto, oltre che sulla rete, i lavoratori di Infocontact si fanno sentire: oggi, 13 gennaio, sono in presidio davanti al Comune di Lamezia Terme dove c’è una delle sedi più importanti dell’azienda. Domani sarà anche il Consiglio comunale ad affrontare la questione ma, come promette Daniele Carchidi, segretario generale della Slc Cgil Calabria, si tratta solo dell’inizio.
Di seguito lo storify: