“Chi non lotta per la legalità è un peso morto per il nostro paese”. Così Fernando Mitruvio, studente di Brindisi, sul palco della manifestazione odierna dei sindacati. “Non possiamo far finta di non vedere, dobbiamo essere noi per primi a fare qualcosa. Dopo l’attentato e la morte della piccola Melissa la risposta è stata forte, in particolare dei sindacati che hanno collaborato con noi. Non possiamo accettare di vivere con distacco e da esterni i momenti di scelta: siamo pronti alla responsabilità della cittadinanza. Ma ci servono nuovi strumenti per fare queste scelte, serve maggiore collaborazione con le scelte dei docenti, bisogna tenere le scuole aperte nel pomeriggio. Dateci più spazio, perché siamo noi a dover guidare questo paese nel futuro”.
La parola è poi passata a Vittorio Battaglia, lavoratore delle zone terremotate, sindacalsta e collega di due vittime del sisma: “Ormai è passato un mese, e c’è sempre il giorno dopo, che vuol dire assisterci fra di noi, ricostruire, e capire che senza gli altri ognuno di noi è nessuno. Ma il giorno dopo vuol dire anche non morire di fame perché non c’è più il lavoro. Gli imprenditori che conosco stanno dimostrando grande responsabilità e voglia di restare sul territorio, la loro volontà di rimettersi in gioco non è stata mai messa in discussione. E i lavoratori stanno dimostrando quanto sia importante per loro, per la loro dignità, avere un futuro”.
Ultimo a parlare prima di segretari generali di Cgil, Cisl e Uil è stato Placido Rizzotto Jr, nipote del sindacalista ucciso dalla mafia nel 1948: "Non abbiamo mollato in questi anni - ha detto dal palco - e abbiamo ottenuto quello che la mafia non voleva”.
16 giugno: studente Brindisi, chi non lotta per legalità è peso morto
I primi interventi dal palco di piazza del Popolo: un giovane pugliese, un lavoratore delle zone colpite dal terremoto e poi Placido Rizzotto Jr, nipote del sindacalista ucciso dalla mafia nel 1948
16 giugno 2012 • 00:00