da Rassegna sindacale Il direttivo nazionale della Cgil del’11 novembre si è concluso con l'approvazione di un ordine del giorno, approvato con 3 astenuti e nessun voto contrario. Nel testo si legge: “Il confronto sui futuri assetti dell'organizzazione, a partire dalle elezioni del segretario generale, deve svolgersi nel pieno rispetto del pluralismo di idee e delle regole che definiscono modalità e procedure negli organismi preposti eletti al prossimo Congresso nazionale”. E ancora: “Il congresso, momento fondamentale dell'organizzazione, deve concludersi confermando il carattere libero, partecipato e civile di confronto fin qui determinatosi nel rispetto del voto largamente maggioritario delle iscritte e degli iscritti ai contenuti del documento ‘Il lavoro è’”. “Abbiamo fatto, tutti assieme, un passo in avanti - commenta ai microfoni di RadioArticolo1 il segretario confederale del sindacato di Corso d’Italia Nino Baseotto -. Un passo importante, perché nel comitato direttivo si erano registrate opinioni tra loro diverse. Ma questo sta nella normale dialettica democratica, che è un valore e non è un difetto della nostra organizzazione”. Baseotto ha quindi puntato l’attenzione sulla grande partecipazione che contraddistingue questa stagione congressuale della Cgil. “L'organizzazione, tutta insieme, ha avuto la forza di cambiare passo dal punto di vista del coinvolgimento del proprio quadro attivo, degli iscritti, dei lavoratori e dei pensionati - afferma -. Questa è una costante degli ultimi quattro anni. A partire dalle 42.000 assemblee per la consultazione sulla Carta dei diritti, fino alle iniziative per sostenere la Carta stessa e i referendum. È stato un momento di partecipazione decisivo di migliaia di persone, che poi si è spostato alla preparazione dei documenti congressuali, con le adesioni delle assemblee generali, che hanno coinvolto 15.000 dirigenti territoriali, regionali e nazionali. Io credo che non esista in Italia, e forse nemmeno in Europa, un'organizzazione che scommetta così forte sulla partecipazione”. “Tra l’altro, nei congressi che si stanno svolgendo – ha detto ancora il dirigente sindacale - la stragrande maggioranza delle persone sta in sala, ascolta gli interventi, applaude, magari contesta, polemizza, dissente. Ma c'è, partecipa, e per l’organizzazione questo è un risultato importante”. La partecipazione all’interno dei congressi della Cgil, in effetti, diventa un fatto ancor più decisivo in un mondo del lavoro sempre più frammentato e disgregato, mentre le politiche del governo in carica sembrano accentuare divisioni e disgregazioni. “Il governo – continua Baseotto – sta minando le fondamenta della coesione sociale di questo Paese. Mette in atto politiche divisive in ogni campo. L’Italia non può reggere ancora per molto ancora. Anzi, in realtà, non sta più reggendo a un tasso disoccupazione giovanile che oscilla tra il 35 e il 42%. E non regge a una politica xenofoba, razzista e tutta sicuritaria sull'immigrazione. L’Italia si disgrega, perché si allontana e si isola dall'Europa, Cgil, Cisl e Uil hanno anche approvato nei loro esecutivi unitari un documento che giudica negativamente la manovra economica che ha appena mosso i suoi primi passi in Parlamento. Un altro passaggio importante, per il segretario confederale di Corso d’Italia -, perché i sindacati hanno “presentato un piattaforma unitaria dopo anni in cui è stato difficile camminare insieme”. Cgil, Cisl, Uil, ha continuato, “hanno trovato la forza e la convinzione per presentare un testo profondamente condiviso. La piattaforma parla dei nodi fondamentali per riavviare la crescita, di quello che non c'è per l'occupazione, dell’ignominia e dell'ingiustizia che si perpetra con un intervento ingiusto sul sistema fiscale”. La piattaforma unitaria, poi, smaschera anche “alcuni specchietti per allodole”, come il reddito di cittadinanza, “che è l'ennesimo intervento da elemosina per contrastare la povertà, che sarà finanziato attraverso un taglio indecente alla sanità pubblica e ai servizi sanitari pubblici,”. Invece, per Cgil. Cisl e Uil, “si dovrebbe fare ben altro”. Come, ad esempio, “ridare una prospettiva pensionistica decente ai giovani di oggi”. Questa manovra, conclude Baseotto, “non è certo una manovra del popolo, e il governo non è certo un governo del cambiamento. Siamo in presenza di una manovra meramente di spesa corrente, insufficiente, sbagliata, e che ha dei prodromi ulteriori di ingiustizia sociale evidente”.
Un governo (e un Paese) sull'orlo di una crisi di nervi
Bruxelles e Fmi continuano a smentire i conti italiani. Il territorio frana e le risorse stanziate sono poca cosa. Il Sud aumenta il divario con il Nord e in gioco è il futuro dell'Italia. Interviene Nino Baseotto, Cgil. A cura di Roberta Lisi
12 novembre 2018 • 11:22