da Rassegna sindacale La posizione della Cgil "ha a cuore gli interessi del Paese, soprattutto quelli dei lavoratori di cui si sente parlare troppo poco, anche dalle forze politiche impegnate nella difficile discussione di queste ore". Così il segretario confederale, Tania Scacchetti, ai microfoni di RadioArticolo1 interviene sulla crisi di governo. Tra gli ultimi atti dell'esecutivo, il decreto industria è stato varato il 6 agosto con la formula "salvo intese". Due giorni dopo Salvini ha aperto la crisi politica e il provvedimento non è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale. "Si potrebbe definire un 'decreto emergenza' - spiega Scacchetti -, ovvero si limitava a identificare delle misure tampone per alcune grandi emergenze. Queste, invece, meritano iniziative strutturali molto più ampie. In ogni caso era un decreto molto atteso per far rifiatare alcune gravi crisi aziendali, per esempio Blutec e Whirlpool". Un decreto che non va in Gazzetta ufficiale, però, "di fatto non esiste". "Tra l'altro noi abbiamo commentato l'unico testo effettivamente visto - specifica -, senza sapere se è quello definitivo. Penso che occorra ripartire anche da quel decreto, contenente alcune risposte non strutturali, però almeno recuperarlo sarebbe un segnale importante per iniziare a rimettere al centro la condizione del lavoro. Bisogna rispondere ai lavoratori che vivono scenari drammatici in molte aree del Paese". Un capitolo del testo riguardava i rider. "La vicenda è una delle più emblematiche del comportamento dell'esecutivo in 14 mesi - secondo Scacchetti -: c'è un altissimo tasso di propaganda, c'è la pratica di porre temi reali e concreti senza poi tradurli in provvedimenti che abbiano il segno giusto". Anche le norme sui rider "sono lo specchio di questa parabola", a suo avviso: "C'è stata una discussione lunga più di un anno, un tavolo fallito senza un esito finale. Il governo ha fatto la promessa reiterata di un intervento legislativo per risolvere la vicenda, ma in realtà niente è avvenuto. Il decreto, nella parte sui rider, è altamente insufficiente: non affronta uno dei nodi principali, il divieto di cottimo, uno degli impegni presi dalla maggioranza e ribadito da Di Maio al tavolo. Troviamo solo un cottimo mitigato, è come se si dicesse: 'il cottimo si può fare, ma fino a un certo punto'". C'è poi un tema che "non poteva essere risolto in un atto legislativo", ovvero "il noto dilemma tra subordinazione e autonomia". "Si rende necessaria una nuova organizzazione di lavoro, che deve essere ricondotta dentro i contratti collettivi nazionali. Il rider per noi rimane un impiego con forti caratteristiche di dipendenza - spiega -, quindi dove possibile va riportato nell'alveo del lavoro subordinato. In caso contrario, va affrontato comunque il tema dell'estensione dei diritti per questi lavoratori, a prescindere dalla loro collocazione giuridica". Nel frattempo, nell'arco dell'ultimo anno "le condizioni sono peggiorate - conclude -: le aziende stanno forzando sempre di più sull'organizzazione del lavoro, usano il lavoro autonomo occasionale come unica forma di ingresso, o in alternativa la partita Iva. Non si può non provare a limitare l'abuso di queste forme".
Salvo intese? Il lavoro paga il conto della crisi
Dai riders ai lavoratori della Whirpool, dell'Ilva di Taranto e Corigliano passando per i cassaintegrati con l'ammortizzatore in scadenza. Tutti in attesa di provvedimenti e interventi che non arrivano. Con Tania Scacchetti, Cgil. A cura di Roberta Lisi
26 agosto 2019 • 11:34