da Rassegna sindacale A Palazzo Chigi continuano i vertici tra le forze di governo e il presidente del Consiglio sull'autonomia differenziata. Tre Regioni, Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia, premono sull’esecutivo affinché si approvi rapidamente il testo. La Cgil del Veneto chiede invece chiarezza. “Innanzitutto, c’è un problema di metodo – afferma Cristian Ferrari, segretario generale della confederazione regionale, ai microfoni di RadioArticolo1 –. Questa è una partita delicatissima, ma viene portata avanti in maniera autoreferenziale, quasi segreta. Una materia come questa richiederebbe invece assoluta trasparenza”. Per Ferrari c’è anche un “problema democratico non secondario”, perché quando si parla di autonomia differenziata si parla di “assetto costituzionale della Repubblica italiana”. “Non è un tema che riguarda solo il Veneto, ma tutto il paese, tutte le regioni e soprattutto tutti i cittadini”. La Cgil vede infatti in questo progetto “uno schema pericoloso, un contratto tra un governo e una singola regione, che in sostanza riproduce lo schema del famigerato contratto di governo, un approccio privatistico che non va certo bene”. Un approccio, quello del governo, “deleterio, quando si parla delle dinamiche istituzionali del Paese, che vanno maneggiate con cura, perché quando si fanno danni è poi molto difficile tornare indietro e metterci una pezza”. Per Ferrari il primo compito del sindacato è invece quello di “far uscire questa discussione dalle segrete stanze, e portarla nelle sedi democraticamente deputate, nel dibattito pubblico”. Il rischio che si sta correndo è quello di mettere in conflitto tra loro due articoli della Costituzione, il 116 e il 117. “Non stiamo quindi parlando del destino di singole regioni, ma del destino dell’intero Paese – continua –. E si sta mettendo in discussione anche l'articolo 3, che chiarisce il principio di uguaglianza e il ruolo dello Stato”. Quindi, dopo aver allargato il dibattito ai cittadini, bisogna coinvolgere il Parlamento, “mentre finora si è lavorato esclusivamente nel rapporto diretto tra singole regioni ed esecutivo, pretendendo che le Camere non potessero discutere, modificare, integrare”. In Veneto, tra l’altro, tramite il referendum, è stata chiesta la devoluzione di tutte e 23 le materie che è possibile chiedere. Molte di queste materie attengono ai diritti di cittadinanza dei singoli e alcune di queste materie non riguardano soltanto i veneti. “Una proposta estremistica”, la definisce Ferrari, che mostra “la matrice politica culturale dell'operazione”. Il Veneto sta in sostanza dicendo: “riprendiamoci i nostri soldi e facciamo da soli, anche in asset, settori, funzioni strategiche, che noi pensiamo insuscettibili di frammentazione territoriale che mettono a rischio la possibilità di un governo unitario strategico e nazionale delle politiche economiche, industriali e di sviluppo del Paese”. Da questo progetto, conclude il segretario generale della Cgil Veneto, “i lavoratori, i pensionati, i giovani, i disoccupati e i precari non hanno veramente nulla di positivo da aspettarsi, ma c’è anzi da temere. Perché è un vero e proprio attacco, come accadrebbe nella scuola, portato al cuore della contrattazione nazionale di lavoro, un grande pilastro di coesione e di tenuta unitaria del Paese”.
Prima i diritti uguali per tutti
I governatori leghisti vogliono accelerare. Palazzo Chigi prende ancora tempo sull'autonomia differenziata. Il sindacato ribadisce il no al Paese delle piccole patrie e delle differenze. Interviene Cristian Ferrari, Cgil Veneto. A cura di Roberta Lisi
8 luglio 2019 • 11:27