da Rassegna sindacale "Da qui iniziano formalmente Le Giornate del Lavoro. Non a caso le abbiamo chiamate 'Il cambiamento è': nel corso delle nostre iniziative intendiamo indicare le proposte per un mutamento delle politiche economiche e sociali, sia in Italia che in Europa". Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha concluso l'inaugurazione che si è svolta oggi (16 settembre) a Bologna. "Quando parliamo di cambiamento - ha avvertito -, però, questo riguarda anche noi. Se vogliamo nuove politiche industriali e del credito, non c'è qualcuno che può indicare a un altro cosa bisogna fare: serve la consapevolezza che il cambiamento riguarda anche il sindacato e le organizzazioni delle imprese. I processi di mutamento non sono mai facili: è comprensibile una fase di transizione, ma nella nostra epoca c'è la necessità di cambiare in tempi più veloci". Un cambiamento che non si può subire, ha sottolineato il segretario. "O siamo soggetti che partecipano alla progettazione o subiremo le novità - a suo avviso -, non è certo la stessa cosa trovarsi a gestire decisioni fatte da qualcun altro. Qui c'è un punto di fondo: sentiamo la necessità che il mondo del lavoro esprima un punto di vista autonomo nei confronti dei processi in atto". Quindi un passaggio sulla condizione della politica. "Negli ultimi anni non rappresenta più il punto di vista del lavoro - secondo Landini -, ma solo quello del mercato e della finanza, in molti casi anche con una logica subalterna". Nello scenario produttivo, invece, "oggi un'impresa industriale deve fare i conti anche con i servizi e con il sistema di credito: chiediamoci qual è oggi un servizio sostenibile e come realizzarlo". Quando si realizza un prodotto "bisogna già prevedere come riciclarlo: la trasformazione deve avere al centro la sostenibilità, per questo alla base occorre un livello di progettazione complessiva". Oltre all'Europa cosa dobbiamo fare noi?, si è chiesto Landini. "Il problema non è l'assenza di risorse, è che quelle risorse sono concentrate e suddivise male. Siamo un Paese con 120 miliardi di evasione fiscale, abbiamo il debito pubblico più alto d'Europa ma con mille miliardi di euro sui conti correnti. Il patrimonio di ricchezza è circa tre volte superiore al debito. Appare evidente che i soldi ci sono, bisogna andarli a recuperare". Per una vera politica industriale occorre rimettere il lavoro al centro, ha ribadito il leader della Cgil. "Con il sistema di appalti, subappalti e finte cooperative c'è stata una frantumazione del lavoro e una forte competizione tra le persone per vivere: chiediamo al nuovo governo di cambiare subito le misure sugli appalti, prima di tutto eliminando la logica del massimo ribasso". Tanti sono i temi sul tavolo: "Se un lavoratore produce un prodotto inquinante, in assenza di un altro impiego ovviamente difenderà l'esistente - ha concluso -. Ecco un grande nodo che riguarda la formazione, il coinvolgimento delle persone, la riconversione e la creazione di nuovi posti di lavoro in ottica sostenibile". » Galleria fotografica
Politiche industriali, sostenibilità e sviluppo di qualità
Le conclusioni del segretario generale della Cgil Maurizio Landini all'iniziativa di Bologna, lunedì 16 settembre, nell'ambito delle Giornate del lavoro 2019
16 settembre 2019 • 17:43