da Rassegna sindacale Fillea e Cgil chiamano a raccolta economisti, esponenti del mondo delle imprese e del sistema bancario per affrontare il tema dei temi per il settore delle costruzioni, cioè la necessità di dare vita ad una vera politica industriale per il rilancio del settore, che per il sindacato è l’unica vera strategia in grado di sbloccare concretamente i cantieri e ridare impulso all’intera economia italiana. Importanti gli ospiti del convegno promosso dal sindacato, che si è volto il 17 giugno presso il Centro Congresso Frentani di Roma: dall’economista Marcello Minenna al Presidente della Banca IMI Gaetano Miccichè e Gianluca Verzelli di banca Aletti - Gruppo Banco BPM, dall’Amministratore delegato Impregilo Pietro Salini al Presidente Lega Coop Produzione e Servizi Carlo Zini, ai segretari generali delle categorie dei trasporti e metalmeccanici Cgil Stefano Malorgio e Francesca Re David, con relazione del segretario generale Fillea Alessandro Genovesi e conclusioni del segretario generale Cgil Maurizio Landini. “Questa iniziativa è fondamentale perché si innesta in un momento storico estremamente difficile per il Paese, e perché tenta di superare le 48 ore di orizzonte temporale che è purtroppo l'orizzonte che mi sembra da anni stia caratterizzando l'interazione tra istituzioni e stakeholders in Italia”. Con queste parole l’economista Marcello Minenna ha inziato il suo intervento al convegno. In Italia, ha continuato, il deficit è stato usato sulla spesa corrente e questo non è valutato positivamente dall’Unione europea nel documento sulla procedura d’infrazione, soprattutto per quanto riguarda il reddito di cittadinanza e quota 100. Il tema centrale, per Minenna, però, resta “la drastica riduzione della spesa in investimenti”. Il Paese, in realtà, “va modernizzato su diversi fronti e bisogna saper cogliere le occasioni, mettendo anche in discussione la nostra architettura valutaria”. Perché la crisi e poi l'arrivo dello spread hanno messo in difficoltà, sul fronte della competitività, la nostra industria bancaria e manifatturiera. Una ricetta per uscire da questo circolo vizioso, però, secondo Minenna ci sarebbe: “Bisogna considerare alcuni aspetti chiave, come la ricchezza finanziaria delle nostre famiglie, che è in crescita, ma che certifica una certa paura ad investire”. “Non sto parlando di una patrimoniale o di un prelievo sui conti correnti – ha detto –, ma della necessità che questa ricchezza vada reindirizzata e tutelata, perché è il petrolio del nostro paese”. I paesi arabi, infatti, “si sono arricchiti quando si sono appropriati della catena del valore connessa alla loro materia prima”, mentre la nostra materia prima è in questo momento “fuori del controllo della nostra classe dirigente e della nostra capacità di fare sistema”. In realtà, con pochi passi, si potrebbe “riavviare un gran pezzo dell'economia e dell'industria delle costruzioni”. Bisogna però, per Minenna, “creare un nuovo rapporto banca-stato-impresa-risparmio-collettività, per riconnettere i vari pezzi del paese”. Tanto più che l'Italia è oggi “nuovamente al centro di un enorme traffico logistico che viene dall'Est”, una “grande occasione per la nostra modernizzazione e una retroazione positiva lo sviluppo dell’intero paese”. In sintesi, si tratterebbe di creare una sorta di sblocca-appalti finanziario. Le varie infrastrutture strategiche da sviluppare vedrebbero infatti le banche partecipare conferendo crediti deteriorati, “non vendendoli o svendendoli a società che non a caso sono chiamate società avvoltoi”, ma a società in cui lo Stato possa conferire i diritti concessori cartolarizzati”. Le società con questi asset “si potrebbero quindi rivolgere al mercato con dei titoli che sono addirittura più sicuri dei titoli di Stato italiani, e che potrebbero alimentare il mercato di liquidità, supportare i fondi pensione, fondi negoziali e anche alcuni investitori privati”. Tutto ciò potrebbe essere fondamentale per la ricapitalizzazione del sistema delle costruzioni, “perché consentirebbe al mondo delle imprese delle costruzioni di entrare nell'ambito delle garanzie di Stato, oggi precluse”. Per far ciò serve, però, un interlocutore politico affidabile, secondo Minenna, perché “l’incertezza di indirizzo fa aumentare il nostro spread. Basterebbe dare su certe questioni un segnale chiaro, un indirizzo puntuale, per ridimensionare determinati apprezzamenti di rischio da parte dei mercati”. La nostra industria – ha concluso Minenna – merita una stabilità di indirizzo per poter riuscire a competere in un mercato sempre più globalizzato. Quello che serve è un sovranismo europeo, per riuscire a consentire una maggiore competitività globale del nostro paese che ha veramente ancora tante frecce al suo arco”.
Per un vero sblocca cantieri
Scelte politiche, strumenti finanziari, rapporto pubblico e privato a sostegno delle imprese del settore. Comunicazione di Marcello Minenna, economista
17 giugno 2019 • 11:33