da Rassegna sindacale Uno dei punti all’ordine del giorno nell’agenda del governo Conte è la riforma del nuovo Codice degli appalti. Un testo realizzato poco tempo fa, ma che ha comunque già ottenuto alcuni risultati importanti. Una recentissima ricerca, svolta dalla Alleanza delle cooperative su 700 contratti pubblici, lo attesta senz’ombra di dubbio. “Eppure, il nuovo codice viene messo in discussione da una politica che vive in un eterno presente, e ha continuamente necessità di alimentare la sua propaganda, senza mai recuperare la memoria e soprattutto senza guardare al bene della cosa pubblica”. Lo ha detto Luciano Silvestri, responsabile legalità della Cgil nazionale, ai microfoni di RadioArticolo1. Il Codice degli appalti è invece uno strumento importante che Cgil, Cisl e Uil “hanno ottenuto attraverso una fatica immane”. Il testo, ricorda Silvestri, “è giovane, quindi sarebbe opportuno che la politica si dedicasse al semplice esercizio della sua implementazione piuttosto che a un’ennesima rivisitazione. Sarebbe molto utile in questo momento recuperare memoria, progettualità e soprattutto applicazione delle norme che già ci sono”. Due dei punti cardine del codice riguardano la limitazione, non l'abolizione, del subappalto e del massimo ribasso, e la responsabilità in solido delle stazioni appaltanti. “Sono due capisaldi che questo governo, a quanto si sente dire, vorrebbe smantellare – continua il dirigente sindacale –. Strumenti efficaci di lotta alla corruzione e all'illegalità, soprattutto in contrasto alle infiltrazioni mafiose nelle pubbliche amministrazioni. Il recente studio di Legambiente sulle ecomafie ci dimostra quanto siano fondamentali di fronte agli enormi affari della malavita. Affari che si realizzano al 90% proprio attraverso il sistema degli affidamenti e degli appalti”. Quindi, invece di “allentare le norme”, ci vorrebbe “più rigore”. Perché il codice è stato finora “lo strumento che ha consentito di compiere passi positivi in avanti”. “Giù le mani dal codice degli appalti” è dunque il messaggio unitario che la Cgil e gli altri sindacati lanciano al governo per esercitare “il massimo della pressione e dell'iniziativa politica ed evitare un'operazione assolutamente scellerata”. Accanto al tentativo di manomettere il nuovo codice degli appalti, tra l’altro, c'è anche una nemmeno troppo velata critica all'Agenzia contro la corruzione. Queste due cose messe insieme, secondo Silvestri, generano “un messaggio devastante”. Da una parte “si fa propaganda come fa Salvini quando va in visita al Sud dicendo peste e corna della 'Ndrangheta”, dall'altra però si vogliono “demolire gli strumenti di maggiore contrasto a questo fenomeno”. C'è “una dicotomia, un disallineamento nell'azione del governo che ancora manifesta soprattutto poca concretezza nell'agire”. L’Italia invece avrebbe bisogno “che il governo, l'Anac e la magistratura lavorassero di concerto”. Il “connubio terribile fra corruzione e mafia che attraversa tutta l’Italia da Nord a Sud” è il “male endemico di questo paese”. “Se si vuole ritrovare una prospettiva di sviluppo e di occupazione – conclude Silvestri –, la lotta al malaffare dovrebbe essere l'assillo principale di chi governa, mentre invece assistiamo al contrario”.
Non si tocca il Codice degli appalti
Un provvedimento voluto dai sindacati per limitare lo sfruttamento dei lavoratori contrastando la corruzione e la criminalità. Va applicato, non smantellato. Interviene Luciano Silvestri, responsabile legalità della Cgil. A cura di Roberta Lisi
16 luglio 2018 • 11:27