da Rassegna sindacale “L'Italia fotografata dall’Istat è un Paese fermo e soprattutto molto vecchio. È un problema di cui si parla troppo poco, per colpa anche degli economisti, quello dell’aspetto demografico. Eppure siamo di fronte a un fatto drammatico, non tanto e non solo per la sostenibilità dello stato sociale, ma perché cambia la domanda, tra un over 70 e un under 35, e quindi cambiano le prospettive di un Paese”. A dirlo è Roberto Romano, docente dell'Università di Bergamo ed esperto di politiche industriali e bilanci pubblici, parlando ai microfoni di RadioArticolo1 nella trasmissione Economisti erranti. Un altro capitolo affrontato dal rapporto dell’Istat riguarda le diseguaglianze in aumento, in particolare per quel che riguarda la capacità di risparmio. “Questo modello dell'Istat che consegna al risparmio una sorta di virtù, onestamente mi lascia un po' interdetto – spiega Romano – perché, per definizione, maggiore risparmio significa minore reddito disponibile. In realtà, secondo me, c'è un proprio problema di povertà”. Per affrontarlo, prosegue l’economista, servirebbe una politica economica in grado di garantire una buona distribuzione del reddito, ma non solo: “Occorre un intervento pubblico che sia anche agente economico, che riesca cioè a spostare la domanda di lavoro verso altri settori emergenti”, per cercare di “ripristinare le condizioni di parità contrattuale tra capitale e lavoro. È nel mercato – conclude – che bisogna intervenire”.
Ma che Paese siamo?
L'ultimo rapporto Istat consegna un fotografia dell'Italia assai allarmante. Serve un cambio di rotta nelle politiche economiche, industriali e sociali. Il Governo sembra non occuparsene. Con Riccardo Sanna, Cgil; Roberto Romano, Università di Bergamo
28 giugno 2019 • 11:28