Venti di guerra tornano a soffiare fortissimi in Medioriente. Dopo giorni di tensioni, la scorsa notte un drone statunitense ha colpito e ucciso otto persone all’aeroporto di Bagdad. Il raid è stato ordinato direttamente dalla Casa Bianca di Donald Trump per assassinare il generale iraniano Soleimani, tra le vittime dell’attacco. Il rischio è che quella che molti hanno chiamato escalation si trasformi in conflitto aperto e che la partita tra Iran e Stati Uniti torni a giocarsi sulla pelle della popolazione civile irachena, 9 anni dopo la fine ufficiale dell’ultimo conflitto e in un contesto in cui le presenze straniere non hanno mai lasciato davvero libero il Paese. Per Alfio Nicotra, co-presidente della ong Un Ponte Per, da quasi trent’anni operativa tra Siria, Libano, Palestina, Giordania e Iraq, si tratta tecnicamente di un atto di terrorismo internazionale che viola la sovranità dell’Iraq e compie un omicidio mirato proibito dal diritto internazionale.
Iraq, le mille e una bomba
Gli Stati Uniti uccidono un generale iraniano a Bagdad. Il rischio di un nuovo conflitto sulla pelle del popolo iracheno. Intervista ad Alfio Nicotra, Un ponte per. A cura di Martina Toti
3 gennaio 2020 • 12:25