A concludere la giornata è stato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. “Oggi non c'è solo una discussione di come funziona l'impresa, ma il tema è che sta cambiando anche la concezione stessa del prodotto – ha esordito –: si apre cioè un dibattito sulla sostenibilità di ciò che viene immesso sul mercato. Il governo dei cambiamenti, inevitabilmente, deve porsi il problema di nuove relazioni sindacali e una nuova rappresentanza contrattuale. Questo compito spetta ai sindacati e alle imprese”. È necessario gestire l'innovazione, al contrario di ciò che si è fatto con la globalizzazione. “Quella non è stata governata – ha detto Landini –, è prevalso un pensiero che vedeva la contrattazione come vincolo inaccettabile verso la globalizzazione. Il risultato è stato un livello di precarietà nel lavoro senza precedenti. L'esigenza di nuova flessibilità si è tradotta in nuova precarietà, occorre ricomporre questo punto se vogliamo governare la tecnologia: in altre parole, non si può chiedere a un lavoratore di valorizzare la sua intelligenza restando con un contratto precario”. La qualità dei prodotti e quella dell'impiego “devono tornare a camminare di pari passo”. In presenza di un cambiamento profondo, poi, “va ripensata anche la partecipazione attiva del lavoro nella vita delle imprese, avendo come base la qualità e la stabilità del lavoro. A differenza di altre fasi e rivoluzioni industriali, adesso c'è una trasversalità totale: non ci sono ambiti dell'economia che restano esclusi, riguarda tutti, il privato e il pubblico, la logistica e i centri commerciali, il lavoro povero e quello ricco. Ecco l'elemento di novità di fondo, un cambiamento che investe tutti. Risulta evidente il ruolo essenziale della formazione. Non basta più studiare fino a 18 anni e poi laurearsi: il diritto alla formazione deve diventare strutturale nell'arco di tutta la vita lavorativa”. Il lavoro va rivisto anche in termini di orari, secondo Landini: “Bisogna porre un problema di riduzione del tempo di lavoro complessivo, ma serve anche definire cosa compone questo tempo: per esempio si può decidere che su quaranta ore settimanali quattro vanno dedicate alla formazione, l'addetto va pagato per formarsi”. Un mutamento di questa natura “non si può certamente lasciare al mercato e al confronto tra le parti”, ha detto il segretario. “Non giriamoci intorno: c'è un problema di ritardo degli investimenti e questi si possono recuperare solo attraverso l'intervento pubblico. C'è necessità di una politica economica e sociale diversa. Negli ultimi dieci anni in Italia abbiamo avuto un calo del 30% di investimenti pubblici, circa 100 miliardi di euro, così un governo delle diseguaglianze non è pensabile”. Le leggi non hanno aiutato: “La legislazione non solo ha reso più precario il lavoro, ma ha anche favorito il sistema dei subappalti e delle finte cooperative”. Landini ha ribadito l'esigenza di arrivare a una legge sulla rappresentanza. “Ci sono 800 contratti pirata, e anche dentro i contratti firmati da noi c'è il dumping: occorre ridurre il numero dei contratti. Ma c'è di più: tutti coloro che operano in uno stesso posto di lavoro devono avere le stesse tutele previste dal contratto”. Il segretario generale ha concluso parlando di un “ritorno alle origini” dell'azione sindacale: “Occupiamoci di come lavorano le persone, com'è organizzato l'impiego, capiamo come funziona. Noi dobbiamo essere i soggetti che partecipano alla fase di progettazione portando il punto di vista del lavoro. Assumersi le responsabilità significa anche avere l'ambizione di conoscere a fondo i lavoratori e dire alle imprese cosa è meglio per tutti”.
Innovazione e contrattazione, questione di dignità
Le conclusioni del segretario generale della Cgil Maurizio Landini al seminario su Contrattazione e co-determinazione
18 aprile 2019 • 14:41