Un anno dopo il trionfale annuncio della giunta Raggi sul piano rom che dovrebbe portare, entro la fine legislatura, allo smantellamento dei campi-ghetto monoetnici delle nostre periferie, siamo in alto mare. Un vero e proprio flop a sentire gli attivisti della onlus 21 luglio che ad un anno dagli annunci altisonanti del Campidoglio, ha tirato le prime somme in un apposito report. BUON SENSO CERCASI. Perché, ha detto ai microfoni di RadioArticolo1 il presidente della onlus Carlo Stasolla, “non basta mettere i sigilli ai cancelli di ingresso e abbattere con le ruspe le casette di legno e lamiere. Serve un reinserimento delle famiglie nel tessuto sociale, tramite alternative alloggiative e percorsi occupazionali”. TRE CAMPI, ZERO INCLUSIONE. I tre insediamenti scelti per la sperimentazione del progetto sono ancora aperti. Il Camping River, a Roma Nord, è rimasto in piedi, ma si è trasformato in un’area privata occupata. Alla Monachina, nel XIII municipio, il bando per l’affidamento della gestione deve ancora essere assegnato. Per La Barbuta, Ciampino, la gara è stata vinta dalla Croce Rossa che gestisce il tutto dal 1 febbraio. Ma siamo ancora alla mappatura dei bisogni delle singole famiglie. Tutto questo è documentato in un bel reportage di Alesso Viscardi su Fanpage che lo racconta ai nostri microfoni. Stefano Milani
Il Piano di carta
Baraccopoli, abbandono e nessuna integrazione: sui rom il Comune di Roma usa la ruspa più che la testa. Carlo Stasolla (associazione 21 luglio): “Con gli sgomberi forzati non si va lontano, serve un percorso alternativo”. A cura di Stefano Milani
5 giugno 2018 • 11:59