da Rassegna sindacale “Quando un Paese si frantuma, quando cresce la contrapposizione, dobbiamo osservare che siamo di fronte a profondi egoismi da contrastare con forza. Lo vediamo nelle politiche del governo che non aiutano i giovani, come anche nelle nuove idee di federalismo. Un processo che l’esecutivo sta portando avanti nel silenzio di tanti, e non è la prima volta che la destra dà risposte secessioniste. Eppure c’è una parola che a volte pensiamo cancellata e invece vive in gran parte dei nostri militanti: la solidarietà”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil Susanna Camusso nel suo intervento al congresso dello Spi in corso al Lingotto di Torino. Tra i tanti egoismi da contrastare nel Paese, ha ricordato Camusso, c’è anche quello della chiusura dei porti, una decisone che non ha trovato adeguato contrasto nella società civile: “Dobbiamo essere grati al sindaco Orlando che ha avuto il merito di rompere l’ipocrisia e dichiarare che siamo di fronte a una legge anticostituzionale; noi saremo al fianco di tutti i sindaci che non smantellano il sistema Sprar. E speriamo che il nostro congresso – ha aggiunto – sia l’occasione per sottolineare la consapevolezza collettiva che ci serve per mobilitare le coscienze e impedire che nel silenzio si determini la secessione”, perché un paese egoista è “l’opposto del nostro principio di confederalità”. Netta la critica al reddito di cittadinanza: “Non troverò mai ragioni perché un senzatetto debba ricevere un sostegno inferiore rispetto a chi è proprietario di casa o ha un mutuo, è davvero un moralismo inaccettabile, come lo è l’obbligo di dover convivere sotto lo stesso tetto per le coppie che si erano separate, cosa che metterà in grande difficoltà le donne vittime di violenze”. In generale, dunque, sono tante le ragioni per rilanciare la manifestazione del prossimo 9 febbraio insieme a Cisl e Uil: “Ci è chiarissimo il fatto che questa manovra decide di indebitare il Paese per 50 miliardi per dare riposte elettorali, ma tale decisone porterà pane e acqua per tutti” e su questo “dobbiamo continuare a parlare con i lavoratori e i pensionati, perché saranno loro a pagare il conto più salato”. Per fortuna, aggiunge, “le tante cose fatte in questi anni ci consentono di presentarci nei luoghi di lavoro per spiegare che il governo sta facendo danni per i lavoratori e per il loro futuro”. Questo compito, però, è reso arduo dal clima generale di disintermediazione cavalcato dall’esecutivo stesso “che fa un passaggio in più, arrivando a negare l’idea della rappresentanza dei soggetti sociali, qualunque essi siano, che riguardino il lavoro, il volontariato o il mondo delle imprese. Ma la democrazia non si consuma solo nelle scadenze elettorali, vive anche nella rappresentanza”. In tutto questo, ha osservato Camusso, “voglio ricordare che la Cgil non ha fatto sconti al governo sin dal primo momento, mettendo subito in discussone l’idea che si basasse su un contratto, una prima torsione delle regole”. Su questa linea il sindacato vuole impegnarsi attivamente in vista delle europee di maggio: “Non sarà una campagna elettorale tradizionale, lo ribadiremo con i lavoratori di tutto il continente: l’Europa può essere ancora il più grande strumento per difendere il multilateralismo, dobbiamo contrastare la strada del nazionalismo e dell’autarchia imboccata dal nostro governo. Siamo tra fondatori dell’Unione, non possiamo immaginare di chiudere i confini”. Nella seconda parte del suo discorso arrivano i riferimenti al percorso congressuale. “Ci dobbiamo domandare – ha detto – se diventiamo federazione e non confederazione. Questo è il primo congresso nella storia dello Spi che non sarà concluso da un rappresentante confederale. Dobbiamo quindi interrogarci su quali siano le ragioni, perché ogni volta che si decide di essere un po’ più autosufficienti, si va verso in nuovo corporativismo. Serve invece un punto di sintesi per superare questi rischi”. Parlando del suo futuro personale, Camusso ha aggiunto che non lascerà la Cgil dopo questi otto anni: “In molti mi hanno chiesto di restare, io mi metto a disposizione ma sarà il gruppo dirigente a decidere. E quando andrò in pensione – ha aggiunto – sarò felice di iscrivermi allo Spi, sono certa che mi accoglierete”. Il segretario generale ha poi definito il percorso di questo 18° congresso lungo, importante e partecipato: "Molti dicono che arriviamo stanchi. Tutto vero, ma per la prima volta sono per difendere il nostro modello che ha coinvolto circa 20 mila fra delegati e componenti di lega. Come sempre, un percorso straordinario che ha approvato il documento ‘Lavoro è’ con il 98 per cento. Un risultato figlio del processo di unità della nostra organizzazione”. “In Cgil – ha quindi sottolineato – non c’è stata alcuna alterazione delle regole. E avere passato del tempo a interrogarsi su dove fosse la violazione ha fatto del male, perché ha delegittimato un gruppo dirigente. Noi le regole le abbiamo, nessuno ha intenzione di violarle”, ha osservato la dirigente sindacale. “Nel direttivo della Cgil la proposta del nuovo segretario è stata unitaria e non divisiva. Adesso bisogna continuare a lavorare per trovare una soluzione unitaria per il congresso nazionale di Bari perché vedo il rischio che si passi da un documento unitario alla ricerca di cose che ci differenziano per giustificare la presenza di più candidature. Il pluralismo è essenziale, ma vedo crescere troppi 'io' e 'mio' rispetto a 'noi' e alla Cgil, bisogna rafforzare la dimensione del noi”. Il luogo per discutere “è la segretaria, cercando le soluzioni. Certo, è legittimo non condividere una proposta, ma lo sfogo solo dell’io non ci fa bene. Nel cercare la dimensione unitaria necessaria – ha concluso – non disfiamo ciò che abbiamo prodotto con il documento ‘Il Lavoro è’, quella passione dei militanti che l’hanno discusso e votato. Questo è il nostro patrimonio collettivo, una dimensione che conosce solo il plurale, non il singolare”.
Il futuro corre sui binari del lavoro
Susanna Camusso al congresso dello Spi Cgil. Uguaglianza e solidarietà: così si batte l'egoismo di un Paese piegato dalla crisi politica ed economica. E si riaffermano le radici democratiche delle nostre istituzioni
10 gennaio 2019 • 19:46