da Rassegna sindacale Quello delle pensioni non può certo essere considerato un tema come tanti. Ne è convinto il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli, e lo ha detto chiaramente in apertura del suo intervento all’iniziativa “Giovani e pensioni, rivolti al futuro”, promossa oggi (19 luglio) dal sindacato di Corso d’Italia per dare il via a una campagna nazionale sulla previdenza. “Parlare della prospettiva previdenziale dei giovani - ha affermato Ghiselli - vuol dire parlare del futuro delle nuove generazioni, dei loro progetti di vita, delle loro certezze”. In Cgil si discute, insomma, di “scelte che oggi i ragazzi sono chiamati a fare, per costruirsi una vita che in tutte le sue fasi abbia elementi di sicurezza”. In altre parole, si parla della “tenuta sociale della nostra comunità”. La questione generazionale, non a caso, è stata un punto centrale della piattaforma unitaria che il sindacato ha definito ormai tre anni fa, e che aveva come obiettivo superare la Riforma Fornero, oltre che delineare una “visione complessivamente nuova rispetto all’attuale sistema previdenziale”. Già allora si sarebbero dovute infatti affrontare le questioni di maggior rilievo strutturale: “flessibilità in uscita, lavoro di cura, lavoro gravoso e, soprattutto, la questione dei giovani e della pensione contributiva di garanzia”. Per questo, a maggior ragione, per il segretario confederale della Cgiil, è urgente oggi parlare della pensione dei giovani “perché o si interviene subito o domani sarà troppo tardi”. La combinazione tra la “diffusa precarietà del mercato del lavoro” e una normativa previdenziale “rigida e penalizzante per le generazioni più giovani”, è infatti “allarmante”. La prospettiva che si consegna ai ragazzi è “un accesso alla pensione ben oltre i 70 anni di età o 45 anni di contributi, e un rendimento pensionistico basso perché calcolato con un sistema penalizzante”. Per il sindacato, quindi, “il sistema contributivo come attualmente normato va rivisitato per superare i suoi squilibri” perché “se non corretto socialmente”, è “iniquo”, e risponde a “logiche essenzialmente assicurative”, è quindi privo di “elementi solidaristici che sono essenziali per la tenuta dell’equilibrio sociale di un Paese”. Le proposte della Cgil per cambiare questa situazione sono chiare. Si va da una modifica dell’attuale sistema di adeguamento alla speranza di vita, alla rimozione dei limiti dell’1,5 e 2,8 volte l’assegno sociale; dalla modifica dell’attuale sistema di rivalutazione del montante accumulato sul secondo pilastro, alla previdenza complementare in particolare, perché “oggi non può accedere chi ne avrebbe più bisogno, i giovani e chi è nel sistema contributivo”. Questo vale per tutti coloro che hanno una componente contributiva rilevante nel loro paniene previdenziale, mentre per chi non riesce proprio a costruirsi una pensione, a causa di un percorso lavorativo fortemente caratterizzato da discontinuità, basse retribuzioni, bassi contributi, interruzioni per ragioni di cura e disoccupazione, bisogna affrontare la questione della pensione contributiva di garanzia. Il sindacato, ha detto Ghiselli, per i giovani vuole “un lavoro stabile e dignitoso, che gli consenta di costruirsi un futuro previdenziale dignitoso” ma, a fronte della realtà attuale, bisogna comunque pensare ad qualcosa che “sostenga chi si trova in questa condizione”. La soluzione non è una sorta di “pensione di cittadinanza”. L’idea della Cgil è “intervenire a posteriori” a sostegno di coloro che da soli “non hanno potuto costruirsi una pensione dignitosa, non solo di sussistenza, ma a condizione che la persona sia stata attiva nel mercato del lavoro o che abbia svolto lavoro di cura o formazione”. Bisogna però avere chiare le “regole del gioco”. Il sindacato si pone come obiettivo quello di “orientare i comportamenti” e “valorizzarne le positività”. Il senso della proposta s racchiude in tre sostantivi: flessibilità, solidarietà, sostenibilità. “Perché – ha detto ancora Ghiselli – è necessario affidare alla persona la scelta di decidere il proprio percorso di vita, quindi anche quando andare in pensione, naturalmente entro certi limiti”. Ma un sistema solo flessibile non è equo, quindi “il sistema contributivo va corretto socialmente, intervenendo per riconoscere le differenze che esistono nel mondo del lavoro”. Il sistema previdenziale, infine, deve essere sostenibile socialmente ed economicamente: “nel lungo periodo, questa sfida si gioca su diversi fattori, molti dei quali possono essere determinati da coerenti politiche sociali ed economiche, come il livello della partecipazione al lavoro”. Ghiselli ha concluso con la richiesta al governo di aprire “quel tavolo sulla previdenza di cui abbiamo parlato mesi fa”. I sindacati chiedono di “discutere effettivamente il tema di un superamento dell’impianto della Legge Fornero”, mettendo al centro “i giovani e il loro futuro”.
Giovani e pensioni: la relazione di Roberto Ghiselli
Giovani e pensioni: le proposte della Cgil. L'introduzione di Giuseppe Massafra e la relazione di Roberto Ghiselli
19 luglio 2019 • 10:57