A Modena, in zona Crocetta, un cippo riporta i nomi di Angelo Appiani, Renzo Bersani, Arturo Chiappelli, Ennio Garagnani, Arturo Malagoli e Roberto Rovatti. Sono i nomi dei sei operai uccisi nell'eccidio delle Fonderie Riunite. A 70 anni da quella drammatica pagina di storia, la Camera del lavoro di Modena inaugura una mostra fotografica dal titolo "La memoria della città” con immagini, documenti, articoli d’epoca, video. Arturo Ghinelli, insegnante in pensione e nipote di Arturo Malagoli è testimone involontario della vicenda. La storia della sua famiglia si è intrecciata con quelle delle famiglie delle altre tute blu uccise, e in generale con la storia del nostro Paese. Dopo l'eccidio, Palmiro Togliatti e Nilde Iotti decisero di adottare Marisa, la bimba più piccola di casa Malagoli. Gianni Rodari, inviato per L'Unità, qualche giorno dopo pubblicherà una poesia, dal titolo "Bambino di Modena" Perché in silenzio bambino di Modena, e il gioco di ieri non hai continuato? Non è più ieri: ho visto la Celere quando sui nostri babbi ha sparato. Non è più ieri, non è più lo stesso: ho visto, e so tante cose, adesso. So che si muore una mattina sui cancelli dell’officina, e sulla macchina di chi muore gli operai stendono il tricolore.
#FonderieRiunite70
A Modena, il 9 gennaio 1950, la polizia spara sugli operai in lotta contro la serrata e il licenziamento di 500 metalmeccanici. In sei rimarranno uccisi. Con Arturo Ghinelli, insegnante, e Antonella Ballestri, Spi Cgil. A cura di Davide Colella
9 gennaio 2020 • 09:29