da Rassegna sindacale “Oggi tutta la categoria si è fermata, con una partecipazione massiccia al nostro sciopero da parte dei 35.000 addetti del settore, che ha coinvolto sia i nostri impianti di raffinazione sia le grandi sedi impiegatizie. Sono trascorsi sei mesi dalla scadenza del ccnl e Confindustria energia continua ad avere un atteggiamento incomprensibile, teso a non determinare le condizioni per arrivare al rinnovo, in coerenza con un nuovo modello di relazioni industriali e in conformità con l’accordo interconfederale siglato nel marzo 2018 con noi, Cisl, Uil e Confindustria”. Così Claudio Bettoni, segretario nazionale Filctem, oggi (4 luglio) ai microfoni di Italia parla, rubrica di RadioArticolo1. “Quello dei datori di lavoro, è un atteggiamento miope, rispetto ai processi di cambiamento che sta vivendo il settore, legati alla transizione energetica verso le fonti rinnovabili, al superamento dei livelli di attività per quanto riguarda l’utilizzo del carbone, che incidono dal punto di vista dello sviluppo, sul piano occupazionale, sui nuovi assetti industriali, rispetto ai processi d’innovazione tecnologica, di digitalizzazione, di evoluzione dei sistemi di competitività. In tale contesto, si vanno a individuare nuovi strumenti di partecipazione, di coinvolgimento dei lavoratori, con sistemi di formazione e contrattazione collettiva”, ha continuato il dirigente sindacale. “Siamo assolutamente convinti che il tema della professionalità dei lavoratori nell’acquisizione di nuove competenze diventi un fattore produttivo determinante utile a stabilire maggiori livelli di competitività. E anche a mettere a punto avanzate relazioni industriali. Invece, assistiamo a uno scontro con le controparti su come calcolare i livelli di adeguamento dal lato economico, per noi importante tanto quanto l’aspetto normativo. Soprattutto perché siamo in un contesto d’inflazione bassissima e abbiamo a che fare con aziende quotate in Borsa - penso a Eni, Snam, Saipem - che hanno ottenuto risultati importanti negli ultimi due-tre anni sul piano dei livelli di redditività. Ragion per cui, non è pensabile che i lavoratori rimangano esclusi da un’adeguata rivalutazione economica in busta paga”, ha proseguito il sindacalista. “Inoltre, ci sono altre due questioni che vedono la rigidità di Confindustria energia: il primo è su salute, ambiente e sicurezza, tema fondamentale in un settore dove esistono impianti a rischio. Peraltro, il 2019 si sta rivelando un anno particolarmente drammatico sotto il profilo degli infortuni. Ragion per cui, nella nostra piattaforma unitaria abbiamo chiesto maggiori livelli di agibilità e confronto dei nostri Rls, in modo che possano svolgere un lavoro proficuo sul piano della prevenzione”, ha aggiunto Bettoni. “Infine, c’è il problema degli appalti, perché attorno ai nostri impianti occorre creare una politica inclusiva a salvaguardia dei lavoratori dell’indotto, per affermare un sistema di tutele, dove il diritto alla sicurezza, all’integrità fisica, costituisce un elemento fondamentale. Il nostro fine è far sì che non ci siano più differenze tra lavoratori diretti e indiretti sui temi della sicurezza in un impianto. Su questo, il nostro nuovo ccnl deve fare passi in avanti per affermare un principio universale: davanti alla sicurezza, tutti i lavoratori sono uguali”, ha concluso il segretario Filctem.
Braccia incrociate per il contratto
I lavoratori dei settori energia, petroli e chimica scioperano per affermare il diritto al salario adeguato, condizioni di lavoro sicure e salubri, appalti che garantiscano continuità occupazionale. Con Claudio Bettoni, segreteria Filctem Cgil
4 luglio 2019 • 11:32