Il 2019 è iniziato in salita per l’intero comparto dell’automotive a causa delle difficoltà che il settore si trascina già dallo scorso anno. Le immatricolazioni sono in calo e a mancare è una chiara strategia per il futuro: non è chiara la volontà di mantenere le promesse di investimento da parte di FCA; non è chiaro se il governo abbia un’idea per accompagnare un processo di innovazione e rilancio del sistema automotive italiano. La stretta attualità ci pone di fronte al calo delle vendite, al timore dei consumatori nell'acquistare veicoli a gasolio, alla mancanza di previsioni da parte dell’esecutivo circa gli effetti del meccanismo di incentivi/penalizzazioni introdotti dall’ecotassa. Questa mattina, dai microfoni di RadioArticolo1, parti datoriali e sindacati, con una sola voce, sono tornati a chiedere l'apertura di un serio confronto sul futuro del settore per dare prospettiva a una filiera che annovera 5.700 imprese, 100 miliardi di fatturato e quasi 260 mila addetti. Vanno rimesse al centro sfide, tecnologiche e regolamentari - come l’evoluzione del veicolo connesso e autonomo, l’elettrificazione e l’alleggerimento dei pesi in vista di ulteriori riduzioni delle emissioni - la piena occupazione e la salute e sicurezza dei lavoratori.
Auto in retromarcia
Solo l'innovazione scaccia la crisi. Con Gianmarco Giorda, Anfia; Donato Gatti, Fiom Frosinone; Filomena Greco, Il Sole24Ore; Francesco Zirpoli, Università Ca’ Foscari. In studio Michele De Palma, responsabile automotive Fiom. A cura di Davide Colella
19 febbraio 2019 • 12:57