La legge di bilancio, per il 2020, stanzia risorse irrisorie per gli atenei italiani. Fondi ritenuti insufficienti per risolvere i problemi dell’università pubblica. Per questo motivo, il 25 dicembre 2019, il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti si è dimesso in polemica con l'esecutivo. Oggi, nelle principali città italiane, sono in corso una serie di mobilitazioni proclamate dai lavoratori della conoscenza della Cgil, insieme ad Adi - l'Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia - e il Coordinamento Universitario Link, per denunciare il continuo calo di investimenti nel settore dell'istruzione e della ricerca. Nell'anno appena iniziato - denunciano - la dotazione del fondo per il finanziamento ordinario delle università ammonta a 7,5 miliardi, una somma inferiore - in termini assoluti - a quella del 2009. Considerando l’inflazione intercorsa da allora, servirebbe circa un miliardo di euro solo per ritornare agli stessi livelli, mentre negli ultimi dieci anni, il finanziamento ordinario ha subìto complessivamente tagli per oltre 5 miliardi di euro. Il risultato delle sforbiciate si misura sulla precarietà del personale: condizione che riguarda un lavoratore su due degli addetti alla ricerca e alla didattica. Ma la situazione non è certo più rosea per quanto riguarda il diritto allo studio, a partire dai livelli delle tasse universitarie fino alla sparuta minoranza degli iscritti che beneficia di una borsa di studio o di un posto letto nelle residenze universitarie. (a cura di Davide Colella)
Atenei in piazza
Mobilitazione della Flc Cgil insieme all'Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca e il Coordinamento Universitario Link. Da Torino a Lecce le proteste per ottenere più fondi per università e ricerca. Con Stefano Cusumano, Ricercatori Determinati Pisa
9 gennaio 2020 • 14:47