Il fondatore di Emergency: “Non credo che un certo ‘partitello’ sia ben oltre il 30 per cento, è un’enorme bufala diffusa con la corresponsabilità di molti mezzi di informazione”. Massafra: “Voltiamo pagina, la politica smetta di cavalcare la paura” “Dopo tutto quello che è accaduto, vorrei che calasse il ‘giusto’ silenzio sull’ex ministro degli Interni. Quando ricopriva una carica istituzionale, in parte era comprensibile la grande attenzione mediatica nei suoi confronti. Adesso, però, non è più obbligatorio parlare di lui, ed è bene così. Il silenzio sul suo operato è un atto di responsabilità, ha seminato odio come in Italia non si vedeva da decenni”. A parlare è il fondatore di Emergency Gino Strada. E così il nome del leader della Lega non viene mai pronunciato durante il dibattito su accoglienza e ai migranti alle Giornate del lavoro della Cgil in corso a Lecce. L’invito è a voltare pagina: “In termini generali – ha osservato Gino Strada – non siamo di fronte a un'immigrazione, bensì a una ‘migrazione’, che è cosa ben diversa: l’Europa nei prossimi decenni sarà un continente colorato e multietnico: solo un ‘cretino’, nel senso medico del termine, può pensare di fermarla. Ora abbiamo l’opportunità di cambiare passo e dobbiamo farlo, altrimenti si rischia di riaprire la strada ai fascismi. Non credo – ha concluso – che un certo ‘partitello’ rappresenti oltre il 30 per cento degli italiani: questa è un’enorme bufala che ha preso piede con la corresponsabilità di molti mezzi di informazione”. Ad aprire l’evento è stata una video-intervista a Carola Rackete, la comandante della Sea Watch divenuta il simbolo della battaglia contro i porti chiusi. E anche lei non ha voluto soffermarsi sulla figura dell'ex vicepremier. Ha parlato invece della sospensione di Mare Nostrum (“una sciagura”, l'ha definita), e delle evidenti responsabilità che in questa partita ha avuto e ancora ha l’Europa: “Capisco che c’è un peso scaricato sull’Italia – ha detto –, ma si sperava comunque che lo Stato avrebbe continuato a fare operazioni di salvataggio e invece le ha lasciate ai volontari. Dare ai migranti una voce è un nostro onere, un obbligo da parte degli abitanti delle nazioni ricche. Abbiamo un’enorme responsabilità rispetto a quello che sta avvenendo”. Per don Nicola Macculi, responsabile pastorale del lavoro di Lecce, “qualche modalità nuova si intravede nelle politiche europee. È significativa, per esempio, la volontà di superare il regolamento di Dublino (che limita la ripartizione dei migranti, ndr). Ma in ogni caso, come sostiene Carola Rackete, c’è bisogno che ognuno faccia la propria parte. Tante diocesi lo fanno accogliendo migliaia di persone. Servono politiche internazionali, non è un tema laico o religioso”. Ong, chiesa e sindacati sono da sempre i soggetti in prima linea su questo fronte. Lo ricorda il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra nel suo intervento: “Il fiume di odio sociale – ha detto – è diventato uno strumento di propaganda per alimentare un conflitto che ha messo contro i poveri contro i più poveri. Sono d’accordo con Gino Strada: è giusto smetterla di parlare del personaggio (abbiamo capito chi è, ndr)”. Ma va detta anche un’altra cosa: “Quell’odio ha fatto strada all’interno di un sentimento che esiste, la paura, figlia della grande crisi. Ora la politica si trova di fronte a un bivio: può continuare a cavalcare quella paura, oppure può cercare gli strumenti per farla sparire, creando le condizioni affinché, per esempio, davanti alla graduatoria per una casa popolare o un asilo nido, ci siano nuove possibilità per aiutare chi ne ha bisogno. Così si svuota lo slogan, che è già vuoto, del prima gli italiani”.
Accogliere e integrare per costruire il futuro
Intervista a Carola Rackete, comandante della Sea Watch. Intervengono Don Nicola Macculi, responsabile Pastorale del lavoro di Lecce; Gino Strada, medico chirurgo e fondatore di Emergency; Giuseppe Massafra, segretario confederale Cgil
21 settembre 2019 • 22:49